Blitz di “Non Una di Meno”. In corso blitz delle attiviste di Non Una Di Meno nella sede del Consultorio Familiare in Via Bambino n 32.
“Siamo qui per chiedere un incontro con il Dott. Alessandro Sammartino – dirigente medico presso l’ASP di Catania, Coordinatore delle attività dei Consultori Familiari nonché direttore del Coordinamento Territoriale Materno Infantile – per rivendicare il nostro diritto, inderogabile e non svendibile, alla nostra salute sessuale e riproduttiva”.
Dichiarano le attiviste: “Il 26 giugno 2020, a Catania come in tutta Italia e nel rispetto delle norme e della cura reciproca, torniamo a riprenderci le strade e gli spazi pubblici per dare voce alle donne e al disagio che stiamo vivendo, rivendicando che questa “normalità” post pandemica non ci appartiene affatto. La crisi sanitaria globale ha reso evidente come la “normalità” del sistema capitalista, patriarcale e razzista di questa società è il fulcro del problema. Disparità e disuguaglianze, anche grazie a tagli indiscriminati alla spesa e ai servizi pubblici in ossequio alle annose politiche di austerity, si sono ulteriormente accentuate e a farne le spese per prime sono state le Donne, reggendo sulle proprie spalle l’intero carico di lavoro riproduttivo, svolto gratis o con salari da fame e in condizioni di estrema precarietà.
Il forsennato ricorso all’austerità si è drammaticamente abbattuto (37 miliardi di Euro) anche sul Servizio Sanitario Nazionale provocando, ben prima dell’esplosione di Covid-19 e del ricorso alle misure di contenimento della diffusione del contagio, la chiusura di 359 reparti e la perdita di 70mila posti letto andando di fatto ad esasperare la crisi sanitaria vissuta in diverse regioni tra marzo ed aprile.
I tagli hanno colpito anche i servizi sanitari territoriali ed i consultori pubblici (-208 in 5 anni), a favore della sanità privata ma a scapito della salute sessuale e riproduttiva delle donne e della loro autodeterminazione, soprattutto di quelle con difficoltà economica, trasformando in tal modo il diritto alla salute in un privilegio, l’ennesimo, in un paese in cui anche ottenere salari dignitosi è per le donne un miraggio. Da tempo, e ben prima della pandemia, portiamo avanti un’inchiesta sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) nel nostro territorio: è emersa non solo l’estrema difficoltà delle donne ad avervi accesso a causa dell’obiezione dilagante e dell’impossibilità di accedere alla pillola abortiva RU486, ma anche il lento declino che, dagli anni ’80, ha portato i consultori, spazi gestiti dalle donne per le donne, a diventare semplici ambulatori; la progressiva frammentazione della rete territoriale, del servizio e della relazione con le donne. Il depotenziamento dei consultori è stato sistematico e ha colpito tutte noi, ma soprattutto chi è più fragile economicamente e socialmente.
La pandemia non ha fatto altro che inasprire i danni prodotti dai tagli alla spesa pubblica sui corpi e sulla salute delle donne che qui non possono ricorrere all’aborto farmacologico (meno invasivo di quello chirurgico) e nemmeno accedere ai consultori pubblici che tutt’ora o sono ancora chiusi, mentre la maggior parte delle attività produttive hanno riaperto, o funzionano “a singhiozzo” (al telefono spesso non risponde nessuno o le informazioni sono vaghe) erodendo non solo la nostra salute ma anche gli spazi di libertà ed autodeterminazione! Mentre in Toscana la RU486 viene distribuita anche nei consultori, in Sicilia è disponibile solo a Palermo! Ed anche questa è violenza sulle donne!”.
Per questi motivi stamani si sono presentate alle 9:30 nella sede del Consultorio Familiare in Via Bambino n 32 per denunciare questa gravissima lesione del diritto alla salute, sancita dall’articolo 32 della Costituzione Italiana, e rivendicare:
Infine, concludono:”La nostra lunga giornata di rivendicazione non si ferma di certo qui! Proseguirà nel pomeriggio con il presidio che si terrà a partire dalle ore 18:30 in Piazza Università, Catania. Torneremo in piazza per fare sentire la nostra voce e continuare a lottare contro la violenza strutturale, patriarcale e razzista di questa società neoliberale e delle gerarchie su cui si sostiene. Non sopporteremo più che la gestione della crisi postpandemica sia fatta sulla nostra pelle, negandoci il nostro diritto alla salute riproduttiva e all’autodeterminazione sessuale, negando i fondi ai centri antiviolenza nonostante il feroce acuirsi della violenza domestica durante la pandemia, negandoci condizioni minime di sicurezza sui luoghi di lavoro, nonostante siamo state spesso chiamate come infermiere, cassiere, operatrici delle sanificazioni, a ricoprire ruoli essenziali per l’intera società.
Torniamo in piazza per denunciare l’enorme carico di lavoro riproduttivo che siamo state costrette a fare, nell’indifferenza e complicità delle istituzioni, prendendoci cura dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità mentre svolgevamo una riunione in telelavoro o mentre dovevamo tenere una classe con la didattica a distanza. Questa emergenza è diventata occasione di alibi per inasprire e accelerare politiche di precarizzazione selvaggia e deroga a quella che era già una misera normalità. Noi non ci stiamo! Per questo ci riprendiamo le piazze, la visibilità e la parola: di fronte alla gravità dell’attuale e futura contingenza post pandemica, davanti alla nuova normalità che rispecchia la violenza di sempre, noi torniamo a riprenderci tutto!”
Nuove regole in vigore per la tassa sui rifiuti: c'è chi potrà evitare di pagarla,…
Novità sul fumo di sigaretta: devi smettere prima di subito. La novità è costosissima In…
Giornata all'insegna del tempo instabile specie sui settori settentrionali della regione con nuvolosità irregolare associata…
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro conservativo ante…
Secondo i Giudici della Corte di Cassazione, in tema di condominio negli edifici, le spese…
Maria Ruggia, una donna di 76 anni originaria di Menfi, è deceduta all'ospedale Ingrassia di…