Blitz contro Cosa Nostra. Metropolitana: boss Caporrimo e lista cifrata con fornitori
Considerato uno dei padrini più autorevoli del nuovo panorama mafioso palermitano, Giulio Caporrimo boss di Tommaso Natale, finito in manette insieme ad altri 35 martedì scorso, avrebbe tenuto le mani in pasta sui lavori per la realizzazione della metropolitana. I Carabinieri hanno trovato, in posse…
Considerato uno dei padrini più autorevoli del nuovo panorama mafioso palermitano, Giulio Caporrimo boss di Tommaso Natale, finito in manette insieme ad altri 35 martedì scorso, avrebbe tenuto le mani in pasta sui lavori per la realizzazione della metropolitana. I Carabinieri hanno trovato, in possesso di Caporrimo, una sorta di lista con tutti i fornitori del consorzio che si occupa dei lavori del raddoppio ferroviario, su un foglio ci sono i nomi delle ditte che forniscono materiali e servizi nei diversi cantieri sparsi per la città ed accanto delle annotazioni criptiche sui nomi di alcune aziende, tipo un codice. Potrebbe trattarsi di un elenco del pizzo, anche se gli inquirenti non lo definiscono un ‘libro mastro’. Ma gli interessi di Cosa Nostra sulla metropolitana di Palermo non sono certo una novità; nel maggio scorso ad esempio la DIA aveva arrestato l’imprenditore Andrea Impastato, originario di Montelepre ma residente a Cinisi che forniva il calcestruzzi al consorzio e negli anni diverse sono state le indagini nel cemento. Gli appetiti dei clan sono anche rivolti ai progetti di Maurizio Zamparini, patron del Palermo Calcio, in gioco il nuovo stadio e il nuovo megacentro commerciale allo Zen. Giulio Caporrimo si definiva l’alterego di Sandro Lo Piccolo quando andava a spremere i commercianti… e poi anche se in carcere lavorava di diplomazia: ha stretto solidi rapporti con il boss di Brancaccio Cosimo Lo Nigro, al quale regalava spesso denaro; con il nipote di Totò Riina, Francesco Grizzafi tramite tra Tommaso Natale e Corleone; e poi Caporrimo ha anche diviso la cella con Epifanio Agate, figlio del capomafia di Mazara del Vallo, Mariano, potente almeno quanto il capo dei capi Riina. E a proposito di trapanesi il boss Giulio Caporrimo teneva contatti anche con le cosche di questa provincia, dove comanda l’ombra del superlatitante Matteo Messina Denaro, ma anche con napoletani, pugliesi e addirittura assessori della Lega. Dall’indagine che ha portato all’arresto di 36 mafiosi, emerge anche come Cosa Nostra si stia trasformando sempre più in un vero e proprio ufficio collocamento. Infatti impone le assunzioni e se serve diventa anche sindacato per difendere i diritti dei propri protetti. Alla Ecolife s.r.l. la ditta che si occupa delle pulizie del centro commerciale Forum di Brancaccio, la cosca ha assicurato ben 10 assunzioni. Ed ancora gli affari delle slot machine con le manovre da parte degli affiliati dei clan per istallare a tappeto in città macchinette mangiasoldi, ovvero truccate, scoperte dal Gico della Guardia di Finanza.
Intanto le intercettazioni della squadra mobile hanno permesso di sequestrare la AZ trasporti riconducibile a Cesare Carmelo Lupo, capo di Brancaccio e primo fiancheggiatore dei fratelli Graviano, e il bar Sofia di Antonino Sacco, legato anche lui alla cosca. Insomma i tentacoli della mafia non risparmiano più nessun settore!
(Teleoccidente)