Beni confiscati alla mafia, in Sicilia una strategia di valorizzazione
La Regione Siciliana si dota per la prima volta di una “Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati” che prevede alcune azioni per rendere più efficiente e trasparente la restituzione alla comunità di beni e aziende sottratti alla criminalità, anche grazie al sostegno progettuale ed economico. Il documento, elaborato da un apposito gruppo di lavoro voluto dall’assessorato all’Economia, in collaborazione con la Segreteria generale della Presidenza, è stato approvato dal governo regionale e presentato nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Orleans dal presidente Nello Musumeci, dall’assessore all’Economia Gaetano Armao e dal dirigente responsabile del Coordinamento in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata Emanuela Giuliano.
«Per la prima volta – sottolinea Musumeci – il governo regionale ha individuato un percorso per puntare a nuove opportunità di sviluppo, fornire servizi innovativi e creare occupazione proprio grazie ai beni sottratti alla criminalità organizzata. Questa nostra terra, “bellissima e disgraziata”, ha infatti un grande patrimonio inutilizzato di immobili e di aziende, una volta appartenute alla mafia, il cui valore è dunque fortemente simbolico per il mio Governo che, sin dal suo insediamento, ha assunto la legalità quale cifra della propria azione politica. Riteniamo che da tali beni, frutto di malaffare e traffici illeciti, spesso abbandonati, vandalizzati o relegati in un dimenticatoio senza fine, possano rinascere bellezza e profitto, perseguendo al contempo il riscatto morale della comunità. Con questa strategia definiamo oggi una governance rafforzata, tracciando un percorso organico di azioni da mettere in atto per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla dovuta valorizzazione dei beni, rendendo disponibili le risorse e gli strumenti per creare servizi e occasioni di crescita, umana e professionale, per i giovani siciliani».
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) aggiornati al 15 novembre 2021, su 38.101 immobili confiscati o sequestrati in Italia, ben 14.315 (pari a circa il 37,5%) si trovano in Sicilia; di questi 7.126 sono già “destinati”, sia per finalità istituzionali sia per finalità sociali, mentre altri 7.189 sono ancora “in gestione” dell’Agenzia stessa. Delle 4.686 aziende sottratte alla criminalità in tutta la Penisola, 1.449 (circa il 30%) hanno sede nella nostra Isola, ma solo 543 sono già “destinate”.
«Sfrutteremo le risorse del Pnrr – ha evidenziato l’assessore Armao – per valorizzare alcuni beni. Siamo già pronti con quattro progetti da circa 15 milioni di euro per la procedura avviata dal ministero della Coesione del Sud. Ci presenteremo con un’iniziativa per Verbumcaudo a Polizzi Generosa e per un’azienda confiscata a Salemi, ex regno dei Salvo e quindi esempio emblematico di un riscatto della Sicilia dalla mafia. Ma anche con due beni confiscati che fanno parte, adesso, del patrimonio della Regione: le sedi degli assessorati ai Beni culturali e alle Attività produttive. Concorriamo per risorse significative che dimostrano come su questo versante la Sicilia debba sfruttare al meglio questi beni, queste aziende, perché ritornino a essere patrimonio produttivo dei siciliani e soprattutto una prospettiva di lavoro per tanti giovani che vogliono dedicarsi al lavoro nella propria terra non vogliono da essa scappare».
«Il documento che disegna la strategia della Regione, redatto con l’apporto di vari uffici dell’amministrazione – ha aggiunto Emanuela Giuliano – tende a promuovere lo sviluppo economico e sociale attraverso la valorizzazione dei beni confiscati. La strategia regionale, in particolare, prevede tre obiettivi specifici che dovranno integrarsi con le politiche di coesione previste dal Pnrr, per utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza».
Il primo di questi obiettivi è il rafforzamento della capacità e della cooperazione degli attori istituzionali responsabili del processo di valorizzazione e dei patrimoni illegittimamente accumulati. Le azioni previste in quest’ambito riguardano il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio per accrescere trasparenza e facilitare l’accesso ai dati pubblici; interventi di qualificazione delle competenze per accompagnare i soggetti pubblici nella valorizzazione, nel riuso e nella gestione dei beni confiscati; attività di valutazione e studio, compresa la promozione del monitoraggio civico e la progettazione condivisa.
Il secondo obiettivo specifico riguarda il sostegno economico/finanziario e tecnico attraverso l’istituzione di uno specifico Fondo di progettazione e il supporto agli investimenti delle cooperative sociali o di altri soggetti indicati per legge, favorendo l’occupazione di soggetti svantaggiati e i servizi del settore no profit: le azioni indicate sono finalizzate al recupero e alla rifunzionalizzazione degli immobili, per consentirne l’utilizzo da parte della pubblica amministrazione o per finalità sociali, educative, culturali (strutture per anziani, asili, ludoteche, servizi di co-working), e a sostenere l’avvio di iniziative imprenditoriali (agricoltura sociale, artigianato, ecc.).
Il terzo obiettivo specifico riguarda invece la re-immissione nel circuito dell’economia legale delle aziende confiscate, attraverso il sostegno agli investimenti e all’individuazione delle imprese sequestrate con potenzialità di restare sul mercato, alle quali fornire supporto tecnico adeguato per sviluppare la propria attività e salvaguardare l’occupazione.