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di redazione
La discarica di Bellolampo brucia. E forse brucerà ancora per alcuni giorni. Per il quarto giorno consecutivo i canadair hanno ricominciato a fare la spola dal mare, ma un fumo denso, biancastro, continua ad invadere numerosi quartieri palermitani a ridosso della zona. Da domenica ormai, a monte di viale Michelangelo, al Cep, nel quartiere Cruillas, a Borgo Nuovo, nel tratto più alto di via Leonardo da Vinci sono in molti costretti a dormire con finestre e balconi chiusi.
A tratti il vento riesce a spingere il fumo maleodorante fino a Mondello. Il rischio diossina per il momento è stato escluso dalla Protezione civile regionale e dal Comune, resta il fatto che quegli “effluvi” spinti a parecchi chilometri, oltre che fastidio agli occhi, portano anche bruciore alla gola e mal di testa, come denunciano da giorni diverse famiglie.
Legambiente invita ad accelerare le operazioni di spegnimento e lancia un appello: “in attesa che la Protezione civile e l’Arpa facciano tutte le analisi per verificare se e quanta diossina si sia sprigionata, occorre, in ogni caso, evitare che entri nel ciclo alimentare. Bisogna, quindi, immediatamente verificare la contaminazione di tutte le produzioni alimentari del comprensorio, potenzialmente interessate, ed evitare che legalmente, e soprattutto illegalmente, i prodotti a rischio arrivino sulle nostra tavole”.
Intanto la Procura di Palermo ha aperto un inchiesta. E si affaccia l’ipotesi del dolo. Nella quinta vasca sono stati trovati 2 focolai dai quali le fiamme si sono propagate. L’Arpa, incaricata delle indagini, insieme alla polizia, dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dal pm Geri Ferrara, ha accertato che la discarica è senza sistema antincendio. Il reato ipotizzato è incendio e il fascicolo è a carico di ignoti.
Ora però l’allarme è per lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalla città. Il sito è stato chiuso e decine di autocompattatori sono fermi davanti alla discarica in attesa di capire dove conferire i rifiuti raccolti. Nel pomeriggio di ieri sono stati individuate le discariche di Trapani e Campobello di Mazara per accogliere, con ogni probabilità, questi carichi.
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