MILANO (ITALPRESS) – «Il mio più grande sogno è vedere la mia azienda indipendente, che possa vivere senza Paolo Barletta. La vera vittoria per gli imprenditori genitori è dare la libertà ai figli di entrare o meno in azienda, ma l’impresa deve sopravvivere comunque. In Italia invece è necessario che la seconda generazione entri nell’impresa di famiglia, perché non ci sono i manager. Quello che sto cercando di fare è creare un gruppo indipendente da me». Lo dice al Sole 24 Ore l’imprenditore Paolo Barletta, che negli ultimi 10 anni ha lanciato diverse società, diversificando gli investimenti nei settori della tecnologia, della moda, dell’hospitality e del cinema.
«Alchimia, nata nel 2018, è la società in cui ho fatto confluire i miei investimenti. Oggi conta su un team di 30 persone e non si limita a investire capitali, supporta le start up, crea sinergie, guarda al mercato e fa cogliere loro opportunità. D’altra parte oggi sul mercato i capitali non mancano e quindi è necessario dare un valore aggiunto», spiega l’imprenditore parlando della holding di partecipazioni, di cui è diventato socio Nicola Bulgari nel 2019.
Tutto è iniziato con i primi investimenti nel denim nel 2010, quando ha conosciuto Chiara Ferragni, nella cui società ha investito con una quota del 40 per cento. «Il futuro della società di Chiara potrebbe essere la quotazione in Borsa o potrebbe proseguire il proprio percorso all’interno di un grande gruppo internazionale, come è già successo per altri brand italiani», spiega.
Nel 2020 Paolo Barletta con Nicola Bulgari ha fondato Arsenale, società focalizzata nel turismo made in Italy, in cui sono confluiti i progetti di Soho House Roma e Rosewood Venezia. «Il mondo dell’hospitaly è il petrolio del nostro Paese. La filiera deve essere completa: da come ci porti le persone, come mangiano, che tour fanno – sottolinea l’imprenditore -. Con Arsenale vogliamo accompagnare le grandi catene alberghiere nell’ingresso in Italia con 10-15 progetti nei prossimi 10 anni in siti iconici con gestori differenti», spiega Barletta, aggiungendo: «In Italia ci siamo adagiati sulle bellezze naturali che abbiamo, ma se non evolviamo dal punto di vista dei servizi prima o poi rischiamo di perdere il turismo straniero. Arsenale sta investendo 800 milioni con più di 1.200 persone assunte con l’indotto. Lo Stato dovrebbe facilitare la nascita di gruppi simili in modo da moltiplicare gli investimenti che possono arrivare sul mercato».
«Arsenale e Alchimia non portano il mio nome, sebbene io consideri il mio cognome un valore. Il Gruppo Barletta deve finire prima di Paolo Barletta. I miei figli, se lo vorranno, decideranno di entrare in un’azienda che non porta il loro nome», sottolinea.
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