ROMA (ITALPRESS) – Nel 2019 il totale dei risultati economici delle banche italiane sulle retribuzioni dei manager risulta in contrazione dell’11,96%, soprattutto per l’incidenza del Monte dei Paschi di Siena. E’ quanto emerge dall’Indagine sulle retribuzioni dei manager bancari in Italia realizzata ogni anno, a partire dal 2008, dalla Segreteria Nazionale Uilca e dal Centro Studi Orietta Guerra, diretto da Roberto Telatin. La ricerca monitora costantemente l’andamento degli emolumenti dei CEO o direttori generali e dei presidenti delle principali banche italiane.
Esaminando le retribuzioni degli amministratori delegati e/o dei direttori generali, l’indagine mostra per il 2019 un complessivo aumento (+0,8% sul 2018).
I maggiori incrementi si sono registrati in Intesa Sanpaolo: +91mila euro dovuti a un aumento dei bonus maturati negli anni precedenti, mentre per l’anno preso in considerazione si segnala una riduzione pari a 200mila euro del bonus liquidabile, dovuta alla rinuncia del CEO Carlo Messina di 1milione di euro maturato nel 2019 come premio rinvenente dal sistema incentivante e devoluto a favore della ricerca contro il Covid-19.
Per Banco Desio e della Brianza si e’ avuto un incremento di 160 mila euro della retribuzione del CEO per bonus e aumento della retribuzione fissa.
Nell’Indagine si segnala che per il 2020 non sara’ riportato l’incentivo che maturerebbe Jean Pierre Mustier, CEO di Unicredit, che ha gia’ annunciato di rinunciare al premio a favore di Unicredit Foundation. Le contrazioni maggiori si sono verificate in UBI (-170 mila euro per riduzione dei bonus) e Credito Emiliano.
La composizione della retribuzione media dei CEO nel 2019 e’ costituita per il 78% da quota fissa (77,6% nel 2018), in controtendenza rispetto a quanto accade a livello internazionale in cui la parte variabile e’ di molto superiore. Tutto cio’ contrasta con la politica commerciale di molte banche che, attraverso le pressioni commerciali e la vendita di prodotti, promettono premi incentivanti molto forti.
Il rapporto tra il compenso medio di un CEO e lo stipendio medio di un lavoratore (28.000 euro, stipendio lordo) e’ di 44 volte nel 2019, invariato per il terzo anno consecutivo. Il dato e’ particolarmente positivo se si considera che nel 2007 il rapporto era 139 volte maggiore.
Il rapporto tra il compenso medio di un CEO e lo stipendio medio di un lavoratore (28.000 euro, stipendio lordo) e’ di 44 volte nel 2019, invariato per il terzo anno consecutivo. Il dato e’ particolarmente positivo se si considera che nel 2007 il rapporto era 139 volte maggiore.
Sui compensi dei presidenti, essenzialmente costituiti da parte fissa, il 2019 ha evidenziato un aumento dello 0,2%.
Il rapporto tra stipendio medio dei presidenti e lavoratori e’ pari a 17 volte, invariato rispetto al 2018.
“La difficile situazione economica e sociale creatasi in Italia a causa del Covid-19, con le migliaia di vittime che ha provocato e l’obbligo per le persone e per le imprese di cambiare il proprio modo di vivere e produrre almeno fino a quando non saranno disponibili un vaccino o dei farmaci, avra’ pesanti riflessi sull’occupazione e sulla produzione e accrescera’ ancora di piu’ le disuguaglianze sociali ed economiche”, osserva Roberto Telatin, direttore del centro Studi Orietta Guerra.
“Un fenomeno che comunque era gia’ in ascesa nel nostro Paese e che aumentera’ ancora a causa della contrazione del Pil nazionale, stimato intorno all’8-10% per il 2020 – aggiunge -. Diventa particolarmente importante in questo momento che le retribuzioni dei manager seguano una prospettiva di solidarieta’ e sussidiarieta’ verso i collaboratori che non hanno stipendi ‘a sei zeri’ ma che sono il collante che rende la societa’ civile e vivibile per tutti e non oggetto di violenza che fame e disagio possono alimentare quale unica risposta alla disperazione”.
Per il segretario generale Uilca Massimo Masi, “in un mondo in cui tutti dicono nulla sara’ piu’ come prima dovremmo immaginare dei nuovi indicatori cui legare gli obiettivi dei bonus aziendali, che considerino i tempi difficili da affrontare e i cambiamenti sulle persone nei loro modi di scegliere i consumi e gli investimenti e che influiranno poi sugli utili aziendali. Stiamo costruendo una societa’ nuova per sopravvivere al Covid-19 e dovremmo evitare che nelle aziende i collaboratori siano da tutelare solo perche’ servono per far riaprire le imprese, mentre di loro ci si dimentica quando si ripartiscono gli utili che hanno contribuito a produrre, mettendo a rischio la propria sicurezza e salute”.
(ITALPRESS).
sat/com
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