Baciamo le mani, ma anche no. Basta fiction pasta con le sarde e mandolino

Baciamo le mani ennesima fiction pasta con le sarde e mandolino, ambientata nella Sicilia che non c’è più e che vorremmo dimenticare. L’ennesima miniserie con protagonisti del “continente” che per l’occasione hanno fatto un corso di siciliano posticcio.

L’uomo d’onore è interpretato da Burruano e l’eroina salvatrice è Sabrina Ferilli, che già ha difficoltà con l’Italiano, figuriamoci con il dialetto siculo. Insomma, la fiera della mafia sguaiata, ci mancavano solo Manuela Arcuri e Gabriel Garko ed eravamo al completo.
Fossi nella Commissione di Vigilanza, vieterei ogni tipo di fiction che abbia a che fare con il padrino e i suoi derivati. Una vera e propria censura alle case di produzione cinematografiche che decidono di mettere in scena qualsivoglia sceneggiato a tema. La Sicilia, ricca di storia, potrebbe fornire una miriade di spunti letterari sul quale montare interi palinsesti. Perché non elaborare una fiction sui Beati Paoli? Invece del solito “Patrino, salutiamo a vossia”.
Perché no, un remake del Gattopardo, in comode 50 puntate, invece de “l’onore e il dispetto“? Perché non incentrarsi su figure di donne siciliane che hanno fatto la storia della Trinacria, Franca Viola per citarne una, piuttosto che puntualizzare la dicotomia:se seria ha i baffi, se è bella è “femmina bottana“?
Come rompere questo pregiudizio più radicato di un atomo? La Sicilia terra di eroi, di “brava gente”. Noi siciliani,è vero, abbiamo una lunga esperienza di omertà e di antimafia a parole, la paura c’ha sempre impedito di poterla concretizzare. Il pizzo, l’usura, la ritorsione, l’assenza dello Stato sul territorio, non c’hanno mai concesso di difenderci da questa Piaga criminale. Ma oggi qualcosa è cambiato. Falcone, Borsellino, Impastato sono i nostri eroi e non il becero padrino, il cui rischio è la simulazione da parte dei substrati sociali che vivono nella “montagna di merda” dell’ignoranza criminale. La verità è che l’unico modo di combattere la mafia è destinarla all’oblio, senza dimenticarne gli eroi che hanno contribuito a minarne le fondamenta.