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Aziende sanitarie e Ordini insieme per chiedere 53 mila stabilizzazioni

ROMA (ITALPRESS) – Assumere i precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid. È la proposta avanzata dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere alle istituzioni l’8 ottobre scorso per chiedere la stabilizzazione dei professionisti impegnati in prima linea durante la pandemia, e che ha ottenuto piena condivisione e sostegno da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e dei Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), la Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni infermieristiche (Fnopi) e la Federazione nazionale degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp), Federazione Nazionale Collegi Ostetriche (Fnopo), Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (Fnovi), Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (Cnop), il Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali (Cnoas) e Ordine Nazionale dei Biologi (Onb).
Il documento contiene due ipotesi di emendamento all’articolo 20 del Dlgs 75/2017: la prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi abbia maturato, al 31 dicembre 2022, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno dodici mesi di servizio; la seconda, invece, coinvolge chi abbia maturato, al 31 dicembre 2024, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno trentasei mesi di servizio.

Dall’inizio dell’emergenza Covid sono stati reclutati con modalità straordinarie 66.029 precari, utilizzati per rispondere alla crisi sanitaria, in attività come il l’assistenza ospedaliera, contact tracing, l’incremento del numero di tamponi e la campagna di vaccinazione.
Nello specifico, il personale reclutato è rappresentato da 20064 medici e da 23233 infermieri. Il restante 22732 unità è costituito da operatori sociosanitari ed altre professionalità (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.).
Dalla platea di 66.029 precari, vanno sottratti i medici abilitati non specializzati, gli specializzandi iscritti al quarto e quinto anno (perché già programmati nel flusso in entrata) e il personale collocato in quiescenza ma reclutato con incarichi di lavoro autonomo. Il numero di precari interessati dalla procedura di stabilizzazione è dunque pari a 53.677.

Tenendo conto dell’intenso fabbisogno dell’ultimo anno è mezzo, è verosimile affermare che siano stati reclutati tutti gli operatori disponibili sul mercato del lavoro e che dunque qualsiasi procedura di selezione concorsuale del personale riguarderebbe comunque questa stessa popolazione lavorativa ora in servizio nelle strutture sanitarie con contratti di lavoro flessibile.

Secondo lo studio condotto da Fiaso con il supporto di SDA Bocconi, fra il 2020 e il 2024 – il periodo considerato nella proposta di emendamento dell’articolo 20 della Legge Madia – si prevede il pensionamento di 35.129 medici, 58.339 infermieri e 38.483 di altro personale.
Analizzando i flussi di uscita dall’attività lavorativa del personale sanitario con quelli in entrata, rappresentati da coloro che hanno concluso il percorso di formazione e sono disponibili sul mercato del lavoro, rispetto al turn-over del personale sanitario è possibile osservare che tra il 2020 e il 2024 ci saranno 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione del Ssn.

La stabilizzazione del personale sanitario reclutato in epoca Covid consentirebbe non solo di colmare le carenze di personale, ma anche di adeguare le dotazioni organiche alle nuove esigenze del Pnrr. La stabilizzazione anticiperebbe infatti parte del fabbisogno del personale dei prossimi anni: secondo le elaborazioni di Fiaso, il numero dei precari si sovrappone infatti in modo quasi coincidente con il fabbisogno medico, infermieristico e di altro personale nel prossimo triennio.
Si tratta, dunque, di anticipare l’assunzione di personale che verrà comunque assorbito nel SSN nei prossimi anni per fabbisogno assunzionale ma che viene operata, attraverso la stabilizzazione, con una diversa modulazione nel prossimo quinquennio e con una anticipazione di costi che, alla fine di questo stesso periodo, non ha effetti significativi sull’incremento della spesa per il personale permettendo di mettere in sicurezza il sistema e di affrontare le sfide poste dal cambiamento e l’innovazione del PNRR.
‘Li abbiamo visti bardati in corsia per ore con tute integrali, caschi e maschere. Eppure non sono affatto eroi dotati di superpoteri; sono giovani medici, infermieri, operatori sanitari chiamati a svolgere un lavoro eccezionale con contratti precari. A loro dobbiamo non una semplice riconoscenza per gli ultimi mesi, ma un reale riconoscimento per i prossimi anni. E questo passa dalla possibilità di assumerli garantendo loro una stabilità contrattuale e percorsi di formazione per sviluppare nuove competenze all’interno del sistema sanitario nazionale. La richiesta di assumere i 53mila precari è una domanda di futuro – dichiara Giovanni Migliore, presidente di Fiaso -. Qualsiasi progetto per la sanità di domani, infatti, non può che passare attraverso l’investimento in risorse umane. Ancora di più dopo l’esperienza della pandemia che se da un lato ha evidenziato le fragilità del sistema, dall’altro ha dimostrato come il servizio sanitario nazionale sia un valore irrinunciabile. Nel corso dell’emergenza Covid – prosegue – le Aziende sanitarie pubbliche hanno fornito una risposta efficace e hanno dato prova di resilienza. E questo è avvenuto in gran parte proprio grazie ai tanti operatori sanitari in prima linea, giovani e neolaureati, chiamati a rafforzare i reparti ospedalieri, i dipartimenti prevenzione, gli hub vaccinali, i laboratori’.

‘Apprezziamo l’idea di stabilizzare i medici che ne hanno i requisiti e che si sono impegnati contro il Covid, e, in generale, gli oltre 53mila professionisti precari – sottolinea Filippo Anelli, presidente Fnomceo -. Chiediamo perciò al Ministro della Salute, Roberto Speranza, di convocare al più presto la Consulta delle Professioni, per concordare, tutti insieme, soluzioni e modalità condivise da portare a un Tavolo tecnico di concertazione dedicato alla definizione degli aspetti contrattuali. Riteniamo inoltre necessario integrare la proposta di Fiaso con una soluzione al problema gravissimo della carenza di medici sul territorio. Esprimiamo la nostra riconoscenza ai giovani colleghi che si sono messi al servizio del paese durante la pandemia, rispondendo in maniera affermativa e convinta al richiamo di cui all’articolo 9 del Codice Deontologico – prosegue -. È giusto e doveroso che la nostra gratitudine, quella di tutti i cittadini, della Repubblica si traduca in un gesto concreto, e vantaggioso per il buon funzionamento del Servizio Sanitario nazionale. L’augurio è infine che questo gesto segni l’inizio di una nuova stagione, che dia finalmente onore al merito e all’impegno che i medici, tutti i medici, hanno profuso, senza risparmiarsi, negli ospedali, sul territorio, negli ambulatori, nelle sedi di continuità assistenziale, al domicilio dei pazienti, nelle RSA, nel 118 e in tutti i luoghi dove si esercita la Professione. È grazie a loro, grazie ai nostri medici, ai nostri professionisti sanitari se il Servizio sanitario nazionale ha retto a decenni di definanziamenti, di depauperamento delle risorse umane ed economiche’.

‘È grazie a loro se ha resistito all’onda d’urto, per molti versi inaspettata, della pandemia. A maggio scorso avevamo lanciato come Fnomceo la ‘questione medica’, ossia la richiesta al Governo di individuare risorse destinate esclusivamente ai medici e ai professionisti per far ripartire la stagione dei contratti. Ora è il momento di rilanciare le professioni, sostenere le competenze, premiare le capacità – prosegue Anelli -. L’incremento strutturale e progressivo del Fondo Sanitario Nazionale, fortemente voluto dal ministro della Salute Roberto Speranza e previsto dal Documento programmatico di bilancio approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri permette di attuare questa riforma, valorizzando il personale e colmando le disuguaglianze’.
‘Gli infermieri – ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi – sono la categoria più coinvolta nel precariato sia prima che durante la pandemia, proprio per il loro ruolo di prossimità alla persona che, in ospedale come sul territorio, li rende figure necessarie in gran numero per un’assistenza di qualità. La carenza ormai storica di organici ha costretto durante la pandemia a immettere con contratti flessibili nel sistema più del doppio dei precari che già erano presenti nel Ssn, chiedendo tuttavia competenze specialistiche che ci sono, ma che ancora non sono regolamentate normativamente, mentre ora è evidente la loro necessità per poter gestire i vari segmenti dell’assistenza. Attualmente gli infermieri precari, di cui quasi due terzi rischiano a fine 2021 di perdere anche il loro contratto flessibile legato all’emergenza, sono quasi 38mila, che si affiancano alla carenza complessiva di oltre 60mila infermieri’.

‘La stabilizzazione è indispensabile per l’assistenza – ha concluso Mangiacavalli – e non solo dei precari-Covid, ma di tutti quelli oggi presenti nel Ssn, senza dimenticare che ci sono vincitori di regolari concorsi ancora in stand by pronti a entrare nel Ssn anche per colmare le carenze e che la stabilizzazione non può e non deve trasformarsi in una sanatoria rispetto agli infermieri provenienti dall’estero, autorizzati nella pandemia a esercitare in Italia senza quei controlli che di norma garantiscono qualità professionale e una formazione all’altezza dei nostri professionisti’.
‘Non possiamo più permetterci una Sanità pubblica in bilico perché sotto organico – conclude Teresa Calandra, presidente Fno Tsrm e Pstrp -. La stabilizzazione di chi ha dato il proprio contributo, non scontato, per fronteggiare l’emergenza è il giusto riconoscimento per ciò che ha patito, oltre che la garanzia di continuità dei servizi con professionisti formati. Tuttavia, il Servizio sanitario ha ancora bisogno di personale sanitario, perché l’eventuale stabilizzazione non sarà sufficiente a colmare i vuoti che le politiche di razionalizzazione hanno determinato negli anni precedenti’.

Redazione

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