Il Consiglio comunale ha approvato la delibera con cui si autorizza la predisposizione per il Comune di Palermo del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale che, secondo quanto previsto dalla legge, dovrà essere approvato dall’Aula entro il termine perentorio di novanta giorni.
Un passaggio formale che secondo il sindaco Leoluca Orlando è alternativo al dissesto e certificherebbe l’assenza delle condizioni stesse per dichiarare il dissesto, ma le opposizioni non sono dello stesso avviso.
“Il consiglio comunale di Palermo ha dovuto approvare oggi l’iter di pre-dissesto del Comune: entro 45 giorni l’amministrazione Orlando dovrà presentare un piano di tagli da 80 milioni l’anno per i prossimi dieci anni mentre la città fa i conti con strade dissestate, servizi al lumicino, specie quelli anagrafici, e conti in profondo rosso” questa la dichiarazione del capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale, Dario Chinnici.
“Italia Viva solo per senso di responsabilità ha votato una delibera che comunque sancisce il fallimento di Leoluca Orlando e di un’amministrazione sorda agli appelli lanciati dalla politica ma anche dalla Corte dei Conti. E siccome è evidente che la giunta non sarà in grado di presentare un piano credibile, l’unica soluzione sono le dimissioni del sindaco e il ritorno alle urne”.
“Il Consiglio comunale – dichiara invece il sindaco Leoluca Orlando – ha approvato la proposta della Giunta di avviare un percorso di riequilibrio finanziario del Comune di Palermo in conformità alla vigente legislazione con una misura del tutto alternativa al dissesto. È stato chiaramente affermato e riconosciuto che non ricorrono per il Comune di Palermo le condizioni previste per la dichiarazione di dissesto.
Palermo, a differenza di altre grandi città del nostro paese, ad esempio Roma, Torino e Napoli, ha sempre tenuto in ordine i propri conti senza alcun sovra-indebitamento e ha garantito i servizi essenziali nei limiti consentiti dal quadro finanziario.
Il Comune di Palermo, infatti, è in condizioni di sovra accreditamento, non riesce cioè a riscuotere quanto dovuto subendo la fallimentare gestione di Riscossione Sicilia, l’agenzia regionale competente. La lotta all’evasione è diventata così un boomerang che si ritorce contro tutti i comuni siciliani vittime di questa fallimentare gestione.
L’amministrazione comunale ha già avviato le procedure per far valere le responsabilità civili, contabili e penali di Riscossione Sicilia. Ma si trova nelle condizioni, in virtù di una legge nazionale, di dover accantonare le somme richieste ai contribuenti che seppur accertate dal comune non vengono riscosse dall’ente regionale.
Tale condizione è la conseguenza della mancata applicazione del federalismo fiscale con i relativi interventi compensativi della nostra regione anche in considerazione delle condizioni socio economiche. Questa situazione riguarda la città di Palermo così come altri 250 comuni siciliani che non possono chiudere i bilanci. Senza considerare i circa 100 comuni siciliani in dissesto o in piano di rientro. La gravità e specificità dei comuni siciliani, compreso quello di Palermo, è oggetto di una procedura in corso di confronto tra governo nazionale, regionale e Anci Sicilia, i cui esiti potranno influenzare, alleggerire o addirittura rendere non più necessario il ricorso alla procedura di riequilibrio nei prossimi 90 giorni”.
“Un costruttivo dibattito in Consiglio comunale – dichiara l’assessore Sergio Marino – ha consentito di adottare l’importante atto deliberativo che attiva le procedure per la definizione del Piano di Riequilibrio finanziario. Ampia intesa anche sulla necessità, introdotta con un apposito emendamento, di informare e rendere edotto il Consiglio comunale sulle azioni che si sceglierà di adottare per elaborare il Piano. Sono consapevole delle difficoltà che ci attendono ma confido che il lavori dei dirigenti, coordinati dal segretario/direttore generale, supportato dagli indirizzi di natura politica e strategica che darà la Giunta, ci consentirà di arrivare a un risultato sopportabile ed equilibrato”.
“Il Comune di Palermo non può andare al dissesto, né varare piani che prevedano aumenti delle tasse e tagli da
quasi un miliardo in dieci anni: sarebbe un colpo fatale per la quinta città d’Italia, per le partecipate, per i lavoratori pubblici e privati e per l’economia”. Lo dice il segretario generale Cisal Palermo Gianluca Colombino.
“E’ indispensabile che il Governo nazionale intervenga con un provvedimento ad hoc come già si sta facendo con Roma o Napoli: chiediamo che tutti i parlamentari siciliani si impegnino in tal senso perché Palermo non ha alternative.
In caso contrario, siamo pronti a bloccare gli uffici e scendere in piazza per tutelare i palermitani, lavoratori, i servizi e le prossime generazioni”.
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