All’inizio è solo “un po’ di asma”. A lungo andare, però, quel poco si può trasformare in un tanto, al punto che tutte le terapie, compresi i corticosteroidi, non bastano più. E la fame d’aria non permette di fare più nulla, mentre la quotidianità diventa insopportabile. Perché, come dicono i pazienti, non riuscire a respirare è qualcosa di devastante. Di asma cosiddetto grave soffre in Sicilia il 5-10% dei pazienti asmatici, un numero non trascurabile visto che ogni crisi può essere fatale.
Molti sono giovani: uomini e donne, ancora attivi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Per loro, finalmente, è ora disponibile una nuova terapia “salvarespiro”: si chiama Mepolizumab, ed è un anticorpo monoclonale umanizzato che blocca l’infiammazione eosinofilica, causa delle continue esacerbazioni della malattia. Mepolizumab ha dimostrato negli studi clinici non solo di ridurre dell’84% la conta degli eosinofili nel sangue, e di conseguenza le riacutizzazioni in generale (53%) e quelle che determinano ricovero in ospedale o visite al Pronto soccorso (61%).
Ma ha anche migliorato la funzione polmonare e ridotto della metà la dose giornaliera di corticosteroidi orali, farmaci che hanno un impatto pesante sulla qualità di vita dei pazienti, dovuto agli effetti collaterali: basti pensare all’incremento di peso, all’aumento della glicemia e al rischio di sviluppare osteoporosi. Dopo una lunga attesa anche la Sicilia si è messa “al pari” delle altre regioni dove il farmaco era disponibile da tempo.
“E’ il caso di dire che anche in Sicilia stiamo tirando un sospiro di sollievo – spiega Nunzio Crimi, professore ordinario di Malattie Respiratorie all’Università di Catania – Fino a qualche settimana fa la situazione era molto critica perché i pazienti erano costretti a dover emigrare in altre regioni per poter accedere ad una nuova soluzione terapeutica in grado di dare risposta alla loro asma grave.
Ora invece la situazione è destinata a cambiare perché grazie al mepolizumab i pazienti, oltre ad avere nell’immediato i benefici del farmaco, potranno gradualmente ridurre l’uso dei corticosteroidi che purtroppo comportano conseguenze gravi come l’osteoporosi, il diabete, l’ipertensione, il glaucoma. Tutte queste patologie non soltanto sono invalidanti e riducono la qualità della vita del paziente asmatico, ma aumentano anche il costo sanitario della loro gestione.
Per cui il risparmio considerevole in termini di accessi al pronto soccorso e di uso dei corticosteroidi ci consentirà di abbattere notevolmente i costi della spesa sanitaria. Ma soprattutto andremo a migliorare radicalmente la qualità della vita di pazienti che fino ad oggi si sentivano penalizzati rispetto ai pazienti delle altre regioni in cui il farmaco era già disponibile”.
Gli fa eco Nicola Scichilone, Professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Palermo: “Abbiamo diversi pazienti che versano in condizioni molto critiche e che finalmente potranno giovare del farmaco. L’asma bronchiale ha generalmente un andamento abbastanza favorevole, anche se è una malattia cronica. Alcune migliaia di questi malati in Italia soffrono di forme veramente gravi, vivono in uno stato di sofferenza perenne – fame d’aria, sensazione di soffocamento – che le terapie tradizionali non riescono a risolvere o perlomeno ad alleviare.
Tra l’altro spesso arrivano al pronto soccorso e necessitano di essere ospedalizzati. Potete quindi immaginarne la pessima qualità di vita alla quale sono costretti, per cui la disponibilità di un farmaco innovativo rappresenta davvero una svolta: prima di tutto nella cura perché consente di migliorare la funzione polmonare e di ridurre gli attacchi d’asma e di conseguenza ridà ai pazienti quella quotidianità perduta.
Infine, consideriamo anche l’impatto in termini di spesa sanitaria: Il 5% della popolazione asmatica assorbe la stragrande maggioranza delle spese dirette e indirette. Perché oltre ai costi dovuti ai ricoveri, alle terapie e ai giorni di degenza in ospedale ci sono quelli derivanti dalla necessità di assentarsi dal luogo di lavoro o da scuola; la somma di questi costi va a incidere su tutto un sistema che invece può essere molto avvantaggiato dall’introduzione di questo farmaco nella terapia dei pazienti asmatici.”
Grazie a una semplice iniezione sottocutanea da ripetere una volta al mese al dosaggio fisso di 100 milligrammi, quindi, la vita dei pazienti può cambiare radicalmente: “I più ansiosi di veder arrivare nel prontuario terapeutico mepolizumab – osservano i proff. Crimi e Scichilone – erano proprio i pazienti, che fino ad oggi non riuscivano neanche a salire, a rifare il letto o semplicemente a vestirsi senza rischiare ripetute crisi respiratorie con conseguenti ricoveri. Finalmente, grazie a questa importante svolta questa terapia potrà migliorare la loro sintomatologia e la loro qualità di vita.
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