Dibattito serrato e acceso durante la seduta d’aula dell’Ars. Ad accendere gli animi dei deputati siciliani è stato il testo del disegno di legge cosiddetto “antiparentopoli”, che dovrebbe sancire le incompatibilità tra le cariche di amministratore e rappresentante di istituzioni regionali con la gestione di società che ricevono denaro pubblico. Si è a lungo discusso se estendere le incompatibilità tra chi ricopre il ruolo di rappresentante legale amministratore o dirigente ad enti che operano nel settore della formazione professionale, come dice il testo esitato dalla prima commissione, oppure se estendere tali incompatibilità a tutti i settori della pubblica amministrazione, come recita l’emendamento a firma Assenza (Pdl) e sottoscritto anche da Alongi, D’Asero, Fontana, Milazzo. Il disegno di legge Antiparentopoli è stato rinviato in commissione “in via informale” dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, per una riscrittura del disegno di legge, in seguito ai rilievi esposti dai deputati Malafarina (Megafono) e Di Mauro (Pds). Fallito il tentativo dei capigruppo di giungere ad un’intesa che avrebbe permesso di far diventare legge il ddl entro stasera. Il ddl Antiparentopoli resta così riscritto nel calendario dei lavori dell’Aula di domani pomeriggio. Il presidente dell’Ars Ardizzone non ha dato tempi precisi per giungere ad un accordo, ma parlando con i giornalisti ha sottolineato: “Se la commissione non trova un accordo lo porto in Aula così come è ognuno si prenderà le proprie responsabilità”. Sembra insormontabile lo scoglio dell’art. 1 al comma due, dove un fronte composto da Megafono, Pd, a cui si sono aggiunti Pippo Gianni (Misto) e Vincenzo Figuccia (Pds), Toto Lentini (Art.4) sostiene che le incompatibilità tra chi gestisce aziende che lavorano con finanziamenti pubblici non debbano estendersi a tutti i rami della pubblica amministrazione, ma solo per il settore della formazione professionale. Lo stesso fronte è fermamente spinto nell’escludere dalle incompatibilità i parenti e gli affini dei deputati regionali e i dirigenti sanitari. Secondo Laccoto (Pd) e Gianni (Misto) la legge sarebbe incostituzionale se si estendesse anche a tutti gli altri rami della pubblica amministrazione.
Ma nel frattempo si è creato un fronte opposto composto da Pdl e M5S.
Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone intanto cerca di buttare acqua sul fuoco e ha invitato la prima commissione presieduta da Marco Forzese (Democratici Riformisti) a trovare un intesa e a superare gli eventuali profili di incostituzionalità che potrebbero presentarsi. “E’ compito della commissione, con intesa del governo, procedere ad una riscrittura che sia quanto più leggibile possibile”, ha proseguito Ardizzone, rinviando il testo in commissione per una riscrittura, senza però cancellarlo dal calendario dei lavori. “Le leggi elettorali – ha proseguito – le abbiamo sempre scritte tutti insieme con un accordo di massima tra le forze politiche e così dev’essere anche stavolta”. Ha poi ricordato che questo ddl non è nato sull’onda emotiva, dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il settore della formazione professionale, è una delle prime leggi depositate, il primo ddl risale al 13 dicembre a firma Vinciullo. Questo stesso disegno è stato poi ripresentato su iniziativa governativa: “Siamo condizionati dal momento, ma non faremo leggi ad personam”. L’Aula è stata rinviata a domani alle 16 con all’ordine del giorno l’assestamento del bilancio regionale del 2013 e il rendiconto consuntivo del 2012.
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