Cronaca

Arresti Palermo, presa banda per furto e violenze a cittadini bengalesi

Arresti Palermo. Da stamani, la Polizia di Stato sta eseguendo un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di un nutrito gruppo di malviventi palermitani, ritenuti responsabili dei reati di rapina e lesioni, aggravate dall’odio razziale.

In arresto 11 persone ritenute responsabili dei reati di rapina e lesioni, tutte aggravate dall’odio razziale, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Palermo.

La misura dispone gli arresti domiciliari a carico dei palermitani:

  1. LA VERSA Ivan, classe 1976
  2. ORLANDO Gabriele, classe 1992
  3. TERZO Gioacchino, classe 1995
  4. FILIPPONE Alessio, classe 1990
  5. GAITA Francesco, classe 1996
  6. GULLI Vincenzo, classe 2001
  7. LO VERDE Carmelo, classe 1996
  8. FORTUNATO Marco, classe 1989
  9. LO DICO Giovanni, classe 1997
  10. MESSINA Antonino, classe 2000
  11. MARCHESE Antonino, classe 1985

E’ questo l’esito di approfondite indagine condotte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. “Zisa-Borgo Nuovo” che hanno chiarito dinamica e movente di un grave e cruento episodio, risalente a pochi mesi fa, quando una banda di giovani, armati di mazze da baseball e sedie, fece irruzione in un Market in via Casella e aggredì il titolare, cittadino del Bangladesh e gli avventori presenti, suoi connazionali. Le vittime furono fatte bersaglio di calci e pugni e una di loro, trascinata nel retrobottega del negozio e malmenata, subì la rapina dell’anello che portava al dito.

Arresti Palermo: violenza e rapina aggravata dall’odio razziale

A motivo di tanta, inusitata violenza, la volontà di portare a termine una vera e propria spedizione punitiva contro un cittadino bengalese, colto per strada in “atteggiamento inopportuno” e per questo già “redarguito oralmente”. La vittima subì calci e pugni, conditi da espressioni ed epiteti di disprezzo razziale. La violenza del gruppo si estese poi anche a gestore ed avventori, anch’essi bengalesi di un esercizio etnico ove la vittima aveva cercato rifugio.

La misura cautelare scaturisce dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Commissariato “Zisa”, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, iniziate il giorno seguente l’assalto al market e che, nella tarda serata dello scorso 27 ottobre, aveva già portava all’arresto in flagranza di reato, da parte degli agenti del Commissariato “Libertà”, di due soggetti: La Versa Ivan e Orlando Gabriele, da allora in carcere con l’accusa di rapina.

I due rimangono in carcere e a loro carico la misura di oggi viene applicata perché ritenuti responsabili anche delle lesioni aggravate dall’odio razziale.

La ricostruzione dell’accaduto

Gli investigatori, dopo i fatti, non hanno mollato la presa, fino a ricostruire l’intero organigramma della banda che quella sera si era resa protagonista di una vera e propria “spedizione punitiva” contro un cittadino bengalese, colto ad urinare in piazza Leonardo Da Vinci.

La vittima, un giovane bengalese, subiva calci e pugni, conditi da espressioni ed epiteti di disprezzo razziale. Ma il malcapitato, a giudizio della banda, era meritevole però di ben altra punizione. Inseguito dopo le prime percosse, veniva raggiunto in un negozio di proprietà di suoi connazionali, in via Casella, dove si era rifugiato in compagnia di un amico, anche lui bengalese, che aveva cercato di dargli una mano già in piazza Leonardo Da Vinci, intervenendo a sua difesa contro il gruppo, invano.

I malviventi, più di dieci, irrompevano nel negozio cogliendo di sorpresa il titolare e gli altri avventori presenti, portando così a termine la “spedizione” contro il bengalese preso di mira, che stavolta non rimaneva la sola vittima della banda. Gli arrestati, infatti, con bastoni in mano, una volta nel negozio, si scagliavano contro il bersaglio principale, lo trascinavano nel retrobottega, qui lo picchiavano e gli sottraevano l’anello in oro che portava al dito.

La furia del gruppo non si arrestava, ma investiva l’amico, il connazionale che aveva cercato di aiutarlo a sfuggire al primo assalto e lo prendevano a calci e pugni, dopodiché era la volta del proprietario del negozio, anche lui bengalese, che gli aggressori dapprima malmenavano, poi minacciavano di morte se non avesse messo a loro disposizione le immagini del sistema di video sorveglianza attivo nel suo negozio, all’evidente scopo di renderle inutilizzabili quale prova delle loro azioni. I malviventi desistevano solo quando si avvedevano del sopraggiungere delle Volanti della Polizia di Stato.

Redazione

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