Arresti domiciliari per moglie, figlie e prestanome di un boss palermitano

Palermo – La moglie e le due figlie del boss di Carini (Palermo), Angelo Pipitone, e una quarta donna ritenuta sua prestanome in una società sono state sottoposte agli arresti domiciliari dai carabinieri nell’ambito di un’operazione da loro chiamata “Destino 2”. L’ordinanza, emessa dal Gip di Palermo, Lorenzo Jannelli, ha raggiunto anche lo stesso Pipitone, 72 anni, già detenuto nel carcere di Pagliarelli dallo scorso 25 settembre. Alla moglie Franca Pellerito, 66 anni, alle figlie Epifania, 35 anni, e Graziella, 44 anni, e ad Angela Conigliaro, 45 anni, sono contestati i reati di trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento reale. L’indagine è uno sviluppo di quella che aveva portato nello scorso settembre agli autori di un attentato estortivo della notte di Capodanno del 2013, quando fu bruciata una stalla nelle campagne di Carini e furono abbattuti a colpi di arma da fuoco alcuni animali che vi erano custoditi. E’ emerso che grazie a una rete di prestanome, Pipitone, pur detenuto dal gennaio 2007, riusciva a gestire e accrescere un patrimonio occulto, fatto di ville, terreni, fabbricati industriali e societa’. L’inchiesta ha riguardato in particolare la vendita di una villa di Mondello, il lido di Palermo, riconducibile secondo l’accusa alla famiglia Pipitone ma intestata a un prestanome, e le “pressioni” esercitate sull’acquirente dalla moglie del boss e da una delle figlie per il pagamento dell’intero importo, circa 1 milione e 300 mila euro. E’ stata fatta poi luce sulle operazioni volte all’intestazione fittizia ad Angela Conigliaro (gia’ in precedenza indagata perche’ amministratore unico della societa’ “Il Girasole srl”, ritenuta pure riconducibile ai Pipitone) di un terreno di 1,75 ettari, ubicato nel comune di Carini, del valore di 250 mila euro. In quest’operazione e’ coinvolto un avvocato che avrebbe prestato la propria opera professionale per la stipula di atti negoziali relativi alla compravendita del bene, con la consapevolezza di aver agito nell’interesse di Angelo Antonino Pipitone. (AGI)