Il Giudice per le indagini preliminari Ettorina Contino, non ha convalidato l’ordine di custodia cautelare per Nino dina, Roberto clemente e Franco Mineo che erano finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di voto di scambio, in quanto non ha ritenuto che non ci fosse il pericolo di inquinamento delle prove, essendo ormai l’indagine sostanzialmente conclusa. (Per gli approfondimenti tecinco – giuridici in ordine alla decisione del Gip vedere la sezione “Il commento”)
L’inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto Vittorio Teresi era nata da intercettazioni della Guardia di Finanza che cercava di individuare i nuovi equilibri tra clan mafiosi: durante una conversazione si faceva riferimento alla necessità di raccogliere voti Bevilacqua: a maggio del 2012 le elezioni amministrative si svolsero ma l’esponente del Pid non riuscì a centrare l’elezione risultando il primo dei non eletti della sua lista.
L’attività investigativa coordinata dal colonnello Calogero Scibeta proseguì anche in vista delle successive elezioni regionali in programma ad ottobre del 2012 e, secondo le risultanze delle indagini, la raccolta dei voti proseguì con scambi che andavano da pochi euro alla promessa di posti di lavoro. I pm Del Bene, Luise, Picozzi e Scaletta hanno ritenuto che ciò fosse sufficiente a contestare l’accusa di voto di scambio, in quanto nell’attuale formulazione, il reato scatta anche solo con la promessa di pagare con denaro o altre utilità il voto.
In particolare sarebbero state utilizzate come intermediari enti o associazioni che avevano progetti finanziati con fondi europei, nell’ambito dei quali venivano ricavati incarichi da assegnare a chi procurava pacchetti di voti.
Naturalmente bisognerà attendere il vaglio processuale dell’impianto accusatorio, anche perché già in occasione delle elezioni regionali del 2008 Nino Dina fu indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per aver chiesto i voti delle cosche, ma venne prosciolto.
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