Appuntamento al parco è un film del 2017 di Joel Hopkins con Diane Keaton e Brendan Gleeson. Con la direzione della fotografia di Felix Wiedemann, le scenografie di Sarah Kane, i costumi di Liza Bracey e le musiche di Stephen Warbeck
La vedova Emily Walters vive nel quartiere di Hampstead quando un giorno soccorre uno sconosciuto, attaccato da un gruppo di teppisti. Prendendosene cura, ne rimane affascinata e ne scopre lentamente la storia: David, lo sconosciuto, da 17 anni vive in una abitazione di fortuna all’interno del parco, che presto sarà messo in vendita per cedere il posto a un complesso residenziale di lusso. Condividendo la stessa battaglia contro i costruttori, tra i due avrà inizio un’insolita storia d’amore lontana dalle convenzioni sociali e dai vincoli.
In questa pellicola Joel Hopkins sposta l’età del “pensionamento sentimentale” ai 70 anni invitando indirettamente la protagonista femminile ad aprirsi alle emozioni prima di “avvizzire come un albicocca su uno scaffale di un supermercato” (cit.).
Gli amori senili in forma di commedia, meglio se angloamericana, sono senza dubbio la moda del momento. Accade, tuttavia, che a raccontare passioni mature siano sovente registi giovani o non anziani, che non conoscono fino in fondo le problematiche della vecchiaia.
Infatti, Appuntamento al parco non è un ottimo film, non è un condensato di ironia e tenerezza, e non è nemmeno una sottile incursione nelle incertezze e nelle goffaggini che si incontrano sul viale del tramonto. Ma va bene così. Perché lo scopo di questa commedia è godersi un soggiorno a Londra dell’americana Diane Keaton, di cui Hopkins è artisticamente innamorato.
La vedova in bancarotta di Appuntamento al parco attraversa placidamente l’intero film contagiandolo con la sua umanità, e lasciandoci cogliere nel suo sguardo e nel suo modo di muovere la testa una fragilità e un senso di disagio che ci rendono familiare il personaggio, anche quando tira una scarpa contro la tomba del marito traditore. Anche quando fa amicizia con un homeless che abita in una baracca nel parco davanti casa, un uomo buono e brontolone che, invece, ci fa pensare ad altri film: Gangs of New York, In Bruges, Codice Criminale. L’uomo è Brendan Gleeson, e con Diane Keaton sta bene ma non benissimo.
La figura di Donald si ispira a quella di Harry Hallowes, un uomo che dal 1987 ha vissuto nel parco di Hampstead in una baracca fino al momento della sua morte, avvenuta nel febbraio del 2016.
Vediamo tanto, Hampstead e il parco Hampstead Heath coi i suoi bei fiori e le casette ottocentesche in mattoni rossi che lo costeggiano. Allora viene da pensare che Hopkins, (che in quel quartiere è cresciuto) abbia voluto compiere un’operazione analoga a quella di Richard Curtis in Notting Hill, celebrando uno dei più romantici quartieri della zona nord di Londra.
Non è mai troppo tardi per far venir fuori la nostra anima più vera e per smettere di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Scegliendo come compagno di vita uno pseudo-barbone, Emily trova il coraggio di cambiare, diventa a suo modo un outsider e invita ognuno di noi ad assecondare il nostro lato più istintivo e anarchico. Ad apprezzare la ricchezza non materiale.
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