Antropologia della Memoria. Lunedì 25 marzo inizia il ciclo di incontri organizzati dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, che vedono protagonista Carlo Severi, Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales e Directeur de Recherches al CNRS.
Quattro gli appuntamenti tra masterclass, lectio Magistralis e presentazioni di libri che dal 25 al 27 marzo si svolgeranno in diversi luoghi del centro storico di Palermo: dall’Accademia di Belle Arti all’Università di Palermo, dal Museo Pasqualino al Museo Riso.
Carlo Severi (1952), si laurea in Filosofia alla Statale di Milano, per poi svolgere un dottorato di ricerca in Antropologia Sociale proprio nella École des Hautes Études en Sciences Sociales che oggi dirige.
Ad apertura del ciclo di incontri stamattina all’Accademia di Belle Arti di Palermo (Palazzo Fernandez, aula Magna) Carlo Severi terrà la Masterclass sul tema dell’Oggetto-persona. Antropologia e arte occidentale. Continuerà nel pomeriggio con la presentazione del suo libro L’oggetto-persona. Rito Memoria Immagine (Einaudi 2018) al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, alla presenza dei professori Ignazio Buttitta, Michele Cometa, Caterina Pasqualino e Rosario Perricone che dialogheranno con l’autore.
L’intento dell’antropologo è di costruire un legame tra passato e presente passando per la contemporaneità delle culture definite esotiche che vengono stilizzate nell’arte contemporanea. E lo fa parlando di oggetti, l’nkisi il «feticcio a chiodi», dell’Africa equatoriale (una statua di legno con tanti chiodi conficcati nel suo «corpo»), il kolossòs, dal greco “statua”, che permette di entrare in contatto con i defunti. Oggetti che nell’arte occidentale vengono utilizzati come fulcro dell’esperienza estetica.
Ciascuno di noi ha esperienza di una parola virtualmente rivolta ad animali o ad oggetti inanimati (bambole, automobili, computer…), ai quali attribuiamo, quasi senza volerlo, una personalità umana. Ma esistono relazioni umane con gli oggetti meno superficiali: è durante le azioni rituali che gli oggetti assumono, in modo più stabile, un certo numero di funzioni proprie degli esseri viventi.
Nello spazio del rituale, sotto forma di statuette, immagini dipinte o di feticci, gli oggetti sono naturalmente tenuti a rappresentare degli esseri (spiriti, divinità, antenati) costruiti a immagine umana. Ma quando l’oggetto agisce, o prende la parola, non rappresenta più un essere soprannaturale, lo rimpiazza.
Ne restituisce la presenza. Per comprendere la parola rituale bisogna dunque pensare lo statuto della rappresentazione iconica non più a partire dai suoi aspetti formali, ma attraverso l’analisi del suo contesto d’uso. Ed è necessario considerare anche quali trasformazioni l’atto verbale subisce, nelle premesse e negli effetti, quando è attribuito a un artefatto.
Gli incontri, ideati da Rosario Perricone, sono organizzati dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari in collaborazione con: l’Università degli Studi di Palermo – Dipartimento di Culture e Società e Dottorato in Scienze umane e Dottorato in Studi del patrimonio culturale; l’Accademia di Belle Arti di Palermo – Dipartimento di comunicazione e Didattica dell’arte; la Fondazione Ignazio Buttitta.
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