Si è aperta con il presidio al casolare dove fu ucciso Peppino Impastato, ieri, la giornata del 39° anniversario dell’omicidio del giornalista e militante cinicense. Un luogo che, insieme alla Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, costituisce un simbolo di identità e di memoria, nonostante non sia stato ancora espropriato e trasformato in un sito di interesse culturale come previsto da un provvedimento della Regione di qualche anno fa.
Dopo due anni di chiusura al pubblico, l’area del casolare è stata riaperta ai visitatori grazie ad un accordo tra la Regione, il Comune di Cinisi e la proprietaria della struttura. Di questa intesa si è detto soddisfatto Giovanni Impastato, fratello dell’attivista di Radio Aut, “ma dobbiamo risolvere la questione del casolare” espropriandolo al fine di renderlo alla collettività e farne un luogo di memoria. Gli ha fatto eco Carlo Bommarito, uno dei compagni di Peppino, che considera il risultato raggiunto oggi “solo una tappa. Vogliamo che questo casolare sia espropriato con i fatti”.
Anche a livello politico sembra esserci la volontà di trasformare quel luogo in un simbolo di legalità. L’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, Carlo Vermiglio, intervenuto al presidio, ha manifestato il desiderio di “istituzionalizzare questa manifestazione, di dare a questo luogo la dignità che merita e commemorare qui ogni anno Peppino Impastato”.
Tra il pubblico che ha preso parte alla manifestazione, giunto da diverse parti di Italia per ricordare il giovane attivista siciliano barbaramente ucciso dalla mafia per le sue denunce contro il sistema politico-mafioso locale, c’erano anche gli studenti della 4F e 4L dell’ITET “M. Polo” di Palermo.
Sono stati proprio i giovani a manifestare la volontà di partecipare alla giornata commemorativa del 9 maggio in seguito ad una serie di incontri di cultura civica e legalità realizzati nell’ambito del progetto “Giovani cittadini attivi e consapevoli” promosso dall’associazione P.A.R.S. Proprio in una di queste iniziative, infatti, si sono appassionati alla figura e all’impegno civile di Peppino grazie al racconto del fratello Giovanni.
La giornata di ieri non è stata per gli studenti palermitani solo un momento per rendere omaggio al coraggio del ‘profeta laico’, ma anche per vedere da vicino gli effetti della legge sulla confisca e il riuso sociale dei beni. Come previsto nel progetto, finanziato dell’avviso pubblico ‘Giovani protagonisti di sé e del territorio – CreAZIONI Giovani’ dell’Assessorato Regionale della Famiglia, infatti, gli studenti sono stati coinvolti in una visita didattica dell’Eco-villaggio “Fiori di Campo” gestito dalla cooperativa Libera-Mente. Il bene, un tempo appartenuto all’imprenditore Vincenzo Piazza, oggi è un luogo di turismo sociale e culturale. Come ha spiegato Elena, membro della cooperativa, “è un turismo legato ai temi di sostenibilità e di impegno sociale, che vive delle relazioni sul territorio”.
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