Ciò che rende i vini siciliani di qualità, è senza dubbio la ricchezza e la diversità del patrimonio vinicolo, insieme alla sostenibilità e alla biodiversità.
Mentre i produttori siciliani si preparano alla vendemmia 2021, i numeri ufficiali dell’annata 2020 confermano una produzione di 4,46 milioni di ettolitri, in media con gli ultimi 5 anni ma con un -11,3% rispetto alla media degli ultimi 10 anni.
Grillo e Catarratto, sono le varietà che nel 2020 hanno registrato performance produttive e qualitative migliori, con una produzione media di 110 quintali per ettaro, seguiti da Nero d’Avola e Nerello mascalese (70 gli/ha), Chardonnay e Merlot (50 gli/ha).
Questa la sintesi dell’annata siciliana 2020, elaborata dalla società di consulenza vitivinicola Uva Sapiens, sulla base dei dati degli associati Assovini Sicilia.
Secondo il report di Uva Sapiens, la viticoltura siciliana risulta avere una media produttiva tra le più basse di Italia, seconda soltanto alla Toscana e il Piemonte, che si attesta intorno i 65 quintali per ettaro, con rese per varietà diverse tra loro, influenzate da variabili come il sistema di allevamento, irrigazione, microclima, suoli.
Uno dei motivi del calo quantitativo negli ultimi dieci anni, è la riconversione, nell’agricoltura siciliana, degli ettari vitati in altre colture, insieme ad una gestione viticola sempre più rivolta a massimizzare la qualità.
Dalla Sicilia orientale a quella occidentale, passando per il centro-sud dell’Isola, l’ideale andamento della stagione climatica- una stagione primaverile mite e inizio estate con precipitazioni nella media- e l’equilibrato processo vegeto-produttivo, si sono rivelate condizioni perfette durante la vendemmia 2020, consentendo alle aziende di sfruttare al massimo la maturazione fenolica.
“La vendemmia 2020 è stata qualitativamente molto importante, come si può riscontrare dall’eleganza, freschezza e struttura dei vini prodotti dai nostri associati in tutte le aree dell’ Isola” – commenta il presidente di Assovini Sicilia, Laurent Bernard de la Gatinais.
L’annata 2020, è un’ulteriore conferma del cambiamento di stile dei bianchi siciliani, Grillo, Catarratto e Carricante, che negli ultimi anni si sono rivelati più freschi, aciduli, con ph più bassi.
Secondo Uva Sapiens, “questo cambiamento stilistico dei vini bianchi, voluto dai produttori siciliani, caratterizzato da uno stile moderno e un’impronta sicula, ha permesso ai vini a bacca bianca dell’Isola di essere sempre più apprezzati nel mercato, oltre che ad abbinamenti più versatili, dall’aperitivo al pesce”.
L’annata 2021, che dovrebbe iniziare la prima settimana di agosto nella Sicilia occidentale, per poi proseguire nelle settimane successive nel centro- sud e nella Sicilia orientale, sembra essere in linea con il sentimento di rinascita e ritornare ad eccellere.
“Si prospetta veramente una grande annata per le uve bianche, e se il clima non fa brutti scherzi sarà una grandissima annata per i rossi” – sono le previsioni di Uva Sapiens.
“Fino ad adesso è stata l’annata ideale, abbiamo avuto un inverno lungo, freddo e abbastanza piovoso, che ha permesso alle viti un ottimo riposo.
Le miti temperature e le poche piogge primaverili, hanno rinfrescato i suoli, permesso un buon accumulo idrico per le piante e non hanno causato problemi fitoiatrici.
L’estate fino ad ora è stata calda, ma con venti di nord che mantengono le temperature sotto la media degli ultimi 30 anni, conferma che il clima mediterraneo è naturalmente in equilibrio e non teme il climate change”.
Una delle parole chiave che guida lo spirito e le strategie dei produttori siciliani è la sostenibilità.
Questo è dimostrato anche dal numero crescente di cantine che aderiscono a protocolli volontari o a certificazioni legate alla sostenibilità, da SOStain alle altre certificazioni italiane ed europee.
Intimamente legato al concetto di sostenibilità è il concetto di biologico. In Italia, si coltivano oltre 84 mila ettari di vigneti biologici, che sono destinati ad aumentare.
La Sicilia detiene il 28,8% della superficie biologica complessiva della viticoltura italiana, seguita dalla Puglia che si attesta al 16%, mentre la superficie viticola biologica siciliana rappresenta il 30,9% di tutta la viticoltura siciliana (convenzionale e biologica).
I fattori che permettono alla Sicilia un approccio così fortemente indirizzato alla sostenibilità e al biologico sono molteplici, ad iniziare dal clima mediterraneo che, non risente particolarmente dell’innalzamento delle temperature medie dovute al climate change. Dalle analisi dei dati, possiamo dire che la Sicilia, nel 2020, non ha subito innalzamenti di temperatura significativi rispetto alla media degli ultimi 30 anni, al contrario di altre regioni viticole nazionali ed europee.
“In Sicilia, per preservare l’enorme patrimonio di biodiversità, per valorizzare i paesaggi che la rendono una regione unica, per integrare le aziende nella ricchezza culturale dei diversi territori, per creare un modello basato sul miglioramento continuo, è nata Fondazione SOStain Sicilia che ha sviluppato un disciplinare di sostenibilità tarato sulle peculiarità della nostra terra” – commenta Alberto Tasca, presidente di SOStain Sicilia.
“Questo ci consente di calare i risultati della ricerca scientifica nel contesto in cui lavoriamo, di adottare le misure più adatte per valorizzare i nostri punti di forza e di lavorare in modo più organico e consapevole su tutte le problematiche che inevitabilmente incontriamo.
Ad oggi, sono 20 le cantine che seguono il disciplinare SOStain e oltre 50 quelle in fase di analisi.
Il nostro sogno è giungere a un intero sistema Sicilia sostenibile riconosciuto in Italia e all’estero; questo farebbe la differenza e ci porterebbe sempre più in alto nell’olimpo dei territori vitivinicoli del mondo” – conclude Tasca.
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