Ambulatorio Emergency Palermo. La Storia dell’ambulatorio di Emergency a Palermo, nasce nel 2006. Primo dei tanti ambulatori in Italia che costituiscono il Programma Italia di Emergency. Un’attività a supporto del Servizio Sanitario Nazionale per garantire quel diritto alla salute tutelato anche dalla Repubblica fornendo cure gratuite agli indigenti.
Il progetto è nato con la collaborazione della direzione generale dell’Asp 6 di Palermo, che ha ristrutturato e messo a disposizione i locali dell’ambulatorio e firmando un protocollo d’intesa con l’allora direttore generale dell’ASL Salvatore Iacolino, per integrare i servizi rivolti agli extracomunitari già attivi come il Centro per extracomunitari di via Massimo D’Azeglio ed il Centro di Prima accoglienza dell’Azienda per cittadini extracomunitari di via Lancia di Brolo.
Affiancandosi, così, ad altre realtà esistenti, provenienti dal privato su base volontaria, come la Missione Speranza e Carità di Biagio Conte con la quale anche in quegli anni iniziali la Asl firmò un apposito protocollo d’intesa.
L’utilità dell’ambulatorio fu subito riconosciuta da Iacolino che a distanza di due anni dall’apertura (2008) fornì i dati dell’attività: “ Sono 13.298 i pazienti extracomunitari di 64 diversi Paesi di provenienza che si sono rivolti negli ultimi due anni al Poliambulatorio realizzato da Ausl 6 ed Emergency all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di via La Loggia. Tra loro, il gruppo di gran lunga più numeroso è quello rumeno, seguito dai pazienti provenienti dal Marocco, dal Bangladesh e dal Ghana”. Continuando con i dati, ad oggi (2019) sono oltre 15.000 le persone curate, fornendo oltre 103.000 prestazioni.
Col passare degli anni l’utenza si è sempre più allargata, includendo anche le fasce più deboli della popolazione palermitana che cercavano nell’ambulatorio di Emergency un appoggio che gli permettesse di aggirare il pagamento del ticket che in ogni caso non potevano più sostenere.
In questo senso il 2013 è stato uno spartiacque, che ha fatto registrare questo crescente disagio, non solo a Palermo, anche in altre città, come all’ambulatorio di Maghera, dove un paziente su cinque era di nazionalità italiana , diventata ormai la prima per numero di ingressi. A Palermo il segnale fu l’istituzione delle prime liste d’attesa. Nel 2013 per essere visitato in odontoiatria bisognava attendere circa 40 giorni.
Oggi questa situazione sta per cambiare radicalmente con la trasformazione dell’ambulatorio in uno sportello di orientamento socio sanitario.
Secondo una mappatura dei servizi offerti a Palermo, fatta da Emergency nel 2017, sarebbe quello di mediazione culturale il servizio più critico nella città.
Questa notizia, che è trapelata inizialmente in maniera ufficiosa, ci è stata confermata dal Daniela Porcu, coordinatrice amministrativa del Programma Italia di Emergency. “Abbiamo chiesto, l’anno scorso, mandando una lettera all’Asl, una compartecipazione per tenere questo servizio, ma purtroppo non è stato possibile, e quindi già a fine settembre 2018 siamo stati costretti a chiudere odontoiatria”.
Naturalmente tra i primi a non voler accettare questa notizia i medici volontari che lavorano giornalmente senza essere retribuiti da Emergency, come il giovane Dottor Leonardo Gaglio, che ha deciso di esporsi, scrivendo una lettera di suo pugno, indirizzandola sia ad Emergency che al Sindaco di Palermo. “Per arrivare all’ambulatorio impiego 45 minuti in macchina, e non ho nessun sostegno economico da Emergency, ma faccio tutto questo con amore perché è giusto farlo! Da pochi giorni ho appreso che per “ questione di fondi ”, Emergency a metà febbraio chiuderà il servizio di medicina generale a Palermo. La mia più grande amarezza è che non ho letto la notizia su nessun giornale, la notizia sta passando tra il silenzio della società, come se il servizio fosse un surplus da eliminare giustamente”.
Rossella Palma, addetto stampa di Emergency, ci ha delineato come sarà costituito il nuovo sportello socio sanitario di Emergency, dove saranno presenti i mediatori culturali. Questi forniranno le informazioni per un corretto accesso alle cure, accompagnando i cittadini stranieri e le persone in stato di bisogno presso le strutture pubbliche, e aiutandoli a superare le barriere linguistiche, culturali e logistiche che impediscono o rendono difficoltoso l’accesso al Sistema sanitario nazionale e, quindi, alle cure.
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