Altriménti. La biografia di un impressionista che si ribella alla famiglia nella Francia di fine Ottocento, la storia un matrimonio e la prima inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia: tre libri per tre autori in tre giorni, da giovedì 23 a sabato 25 luglio, a partire dalle 18.30 negli spazi di Moltivolti a Palermo c’è la mini rassegna “Altrimènti”.
Organizzata da Arcigay Palermo in collaborazione con Moltivolti, che ospita l’evento, Libreria Europa, Palermo Pride e Fandango Libri, la mini rassegna ospita tre autori di libri che aprono altrettante finestre sulle relazioni, la comunità Lgbt+ e l’omofobia in Italia a quarant’anni dalla nascita di Arcigay.
Il primo appuntamento, giovedì 23 luglio alle 18.30, è con “L’uomo senza inverno” (edizioni Piemme, 2020) di Luigi La Rosa: la biografia romanzata di Gustave Caillebotte, pittore e collezionista francese la cui raccolta di opere impressioniste costituiscono il primo nucleo del Musée d’Orsay a Parigi. Ne parlano con l’autore messinese Luigi La Rosa il giornalista, scrittore e docente di scrittura creativa Alessandro Savona e la scrittrice Cetta Brancato.
Venerdì 24, sempre alle 18.30, è la volta di “Signorina. Memorie di una ragazza sposata” (Fandango Libri, 2020): opera della giovane blogger e story editor Chiara Sfregola. Il libro, partendo dall’esperienza dell’autrice in quanto lesbica, femminista e moglie, racconta cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio muovendosi tra la saggistica e il memoir. Con lei presenti Daniela Tomasino, portavoce di Arcigay Palermo, e Chiara Siro Brigiano, della Libreria Europa.
Il caldo tema della violenza omofobica diventa centrale alle 18.30 di sabato 25: l’appuntamento conclusivo della rassegna è affidato a Simone Alliva, giornalista dell’Espresso e al suo “Caccia all’omo. Viaggio nel Paese dell’omofobia” (Fandango Libri, 2020). Insieme all’autore Daniela Tomasino portavoce di Arcigay Palermo e Luigi Carollo, portavoce del Palermo Pride.
Nel corso dei tre giorni Moltivolti, in via Giuseppe Mario Puglia, ospita uno spazio di Arcigay Palermo qui è possibile tesserarsi, ricevere informazioni sulle attività dell’associazione e informazioni sul disegno di legge contro le discriminazioni basate su sesso, identità di genere, orientamento sessuale.
L’ingresso è gratuito.
“L’uomo senza inverno” (edizioni Piemme, 2020) di Luigi La Rosa.
Parigi, 1863. Gustave Caillebotte è ancora un ragazzo quando, nel salotto della ricca casa di famiglia, sente parlare, con toni di ferma condanna, dell’esposizione dei pittori Refusés e in particolar modo dell’opera di un certo Édouard Manet. La visione di quel quadro, Le déjeuner sur l’herbe, al quale si avvicina di nascosto e mosso da un’oscura fame, segna il nascere della passione contrastata che brucerà dentro fino a divorargli l’anima, pervadendo i giorni della sua breve esistenza. Gustave disubbidisce alle direttive paterne, animato dal desiderio di imparare a dipingere e far suoi quei tratti così inusuali, così nuovi, esperimenti di colore che sono autentici oltraggi alla tradizione e che indicano l’origine di una rivolta: il movimento che qualcuno definirà “Impressionismo”. Una simile passione, agli occhi del padre Martial, uomo severo ma non privo di curiosità, non può che essere un passatempo. Per la madre Céleste, creatura travagliata e complessa, qualcosa di inadatto a un uomo. Il conflitto tra la sensibilità intima del pittore e il ruolo che la società borghese dell’epoca impone attraverserà come un frastagliato filo rosso l’intera vita del giovane Caillebotte, nutrendo la sua arte e l’amore per i corpi maschili, oggetto di molte delle sue tele più belle. Questo dissidio tra i propri desideri segreti e le costrizioni esterne si insinua in ogni pennellata, rendendo i suoi lavori intensi e modernissimi. Ma la parabola di Gustave Caillebotte racchiude molto di più: oltre a progettare velieri fu uno dei più importanti collezionisti del suo tempo, il mecenate generoso di artisti immensi come Monet, Renoir, Degas, Morisot e parecchi altri, che devono a lui più di quanto la cultura ufficiale abbia tramandato. Ed è qui, nelle bellissime pagine di Luigi La Rosa, che vediamo scorrere la sua storia, un’epica sofferta e toccante che è già un romanzo.
“Signorina. Memorie di una ragazza sposata” di Chiara Sfregola.
Dall’11 maggio 2016 le unioni civili sono legge. E se sul matrimonio è stato scritto molto e sulle donne altrettanto, sulle donne che hanno deciso di sposarsi fra loro si sa molto meno. A riempire con la sua intelligenza questo vuoto, arriva Chiara Sfregola che, a partire dalla sua esperienza di lesbica, di femminista e di moglie, racconta con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. Una volta pronunciato il fatidico sì molte persone, anche di destra, anche persone che sono sempre state contrarie all’adozione da parte delle coppie gay, hanno iniziato a chiederle quando aveva intenzione di fare figli. Altre persone, lesbiche incluse, hanno chiesto dell’abito: chi indosserà quello bianco? (che è la versione politically correct del “chi fa l’uomo?”). Alcune femministe l’hanno guardata male: tu quoque, ossequi l’istituzione antiquata e collabori col patriarcato? La sfida di questo libro è rispondere a queste e a molte altre domande. Per esempio: se il matrimonio nasce come istituzione che limita la libertà delle mogli, qual è il senso del matrimonio fra due donne? Come si può reinventare, fra pari, quello che è sempre stato, storicamente, un rapporto di sottomissione? Se non vuoi avere dei figli, cosa ti sposi a fare? Che succede ora che una femminista può sposare una sua “collega”? La risposta possibile è una: succede che il matrimonio va a un corso di aggiornamento. Perché se le donne cambiano, anche il matrimonio deve cambiare. Una lettura indispensabile per capire i nuovi modelli di famiglia e inventarne di nuovi.
“Caccia all’omo. Viaggio nel Paese dell’omofobia” di Simone Alliva.
C’è qualcosa che pulsa nell’anima di questo paese e fa paura. A Torino un ragazzo gay viene picchiato dai vicini di casa, è una spedizione punitiva: “Sei gay, ti uccidiamo”. Intanto la Capitale brucia: con un pugno sferrato in pieno volto muore Umberto Ranieri l’artista 53enne di origini abruzzesi, noto col nome d’arte di Nniet Brovdi. A Cagliari un gruppo di ragazzi insulta e aggredisce un 17enne e una sua amica, “frocio di merda” e giù botte. Il pestaggio viene filmato e caricato online, per divertimento. A Domodossola, una ragazza è obbligata a 15 anni ad avviare un percorso di teorie riparative: è lesbica dunque malata, per i genitori va curata. Le cronache delle aggressioni a gay, lesbiche e trans raccontano di un paese intossicato dall’odio. Soprattutto dopo le ultime elezioni politiche, quelle dell’Italia del cambiamento. Quelle del “prima gli italiani”. Con le elezioni del 4 marzo 2018 le lancette della vita civile nel nostro paese hanno cominciato a girare al contrario e non si sono più fermate: l’Italia si è consegnata nelle mani di chi prometteva di abolire le unioni civili, di cacciare il “gender” dalle scuole, di curare gli omosessuali, in ogni modo. E da allora i casi di aggressioni, minacce, bullismo sono diventati sempre più frequenti, nell’indifferenza generale. Come se il vaso di Pandora fosse stato scoperchiato. Simone Alliva ha viaggiato da Nord a Sud per raccogliere le storie di chi ha provato e prova sulla propria pelle gli effetti di un continuo incitamento all’odio, della continua negazione della propria esistenza. Un’inchiesta accurata, la prima nel suo genere, con numeri alla mano e l’analisi approfondita delle ragioni e delle conseguenze di un tale inasprimento dei toni del dibattito, che ci consegna un importante monito: si è aperta la caccia ai “diversi”, e quando le mani sono armate nessuno può considerarsi al sicuro. La prima inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia.
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