TORINO (ITALPRESS) – La vittoria con lo Zenit in Champions “non è la svolta, la normalità deve essere quella, l’abbiamo in Champions ma non in campionato. La normalità deve essere vincere una partita, metterla da parte e pensare a quella dopo. Non è che se vinci una partita hai sistemato la stagione, la squadra deve crescere a livello mentale”. Massimiliano Allegri mette le cose in chiaro alla vigilia della sfida di campionato, contro la Fiorentina, allo Stadium. Già agli ottavi di Champions con due gare d’anticipo, i bianconeri sono reduci da due sconfitte di fila in serie A, contro Sassuolo e Verona.
“Dopo il vantaggio stacchiamo la spina e invece è lì che dobbiamo alzare l’attenzione. Finchè non troviamo una continuità mentale in campionato – aggiunge – tutte le partite sono da bollino rosso. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra, non è che siamo diventati fenomeni dopo il 4-2 allo Zenit. La Juve è un’ottima squadra che deve lavorare, migliorare in tante situazioni, ci vuole equilibrio. Il passaggio del turno in Champions è stato importante ma in campionato siamo indietro, per cui dobbiamo stare zitti, pedalare, lavorare e cercare di fare risultato”. Contro i viola mancheranno soltanto Kean e De Sciglio.
“La Fiorentina sta facendo molto bene, ha tre punti in più di noi, quando gioca usa tutta l’ampiezza del campo, ha giocatori tecnici, è una squadra sbarazzina e aggressiva, con un allenatore bravo che ha fatto bene lo scorso anno allo Spezia e si sta confermando a Firenze. Serve la partita giusta sul piano tecnico e difensivo, cercheremo di fare meglio delle ultime due gare di campionato. Vlahovic? “Ha ottimi numeri ma abbiamo ottimi difensori”. Per quanto riguarda le critiche ricevute, Allegri fa spallucce: “Fanno parte del gioco, specie se non stai facendo risultati in campo. Ma è anche uno stimolo, un divertimento affrontare queste sfide”. Infine, una battuta sul giovane argentino dell’Under 23 bianconera Soulè, convocato nella Nazionale maggiore: “E’ un ragazzino bravo ma lasciamolo tranquillo, altrimenti facciamo l’errore che si fa con tutti i giovani, che dopo tre partite sono da Pallone d’Oro. Un giocatore trova la maturità a 25, 26 anni ma deve fare tante partite, lasciamogli fare il suo percorso”.
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