La fantomatica riforma delle province in Sicilia, gabellata quasi un anno fa come riforma epocale da Crocetta, continua a subire modifiche nella speranza di poter essere attuata, mentre la gestione commissariale e la mancanza di risorse hanno di fatto paralizzato l’attività degli enti intermedi.
Oggi in Commissione Affari istituzionali all’Assemblea regionale siciliana dovrebbe approdare l’emendamento di riscrittura del disegno di legge sulle province concordato ieri sera nel corso del vertice di maggioranza.
La nuova ed ennesima versione prevede l’istituzione di sei Liberi consorzi e di tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) al posto delle attuali nove Province. Il testo è scritto dal neo assessore alle Autonomie locali Ettore Leotta che ha modificato anche la prima parte della riforma approvata un anno fa.
Eè stato, infatti, nuovamente elevato da 150 mila e 180 mila il limite di popolazione che gruppi di comuni devono mettere insieme per formare un libero consorzio. Cambia anche, secondo quanto è trapelato dal vertice di ieri, il modello di elezione dei presidenti dei liberi consorzi, inizialmente limitata ai sindaci dei Comuni appartenenti ai consorzi e adesso allargata anche ai consiglieri comunali: i cittadini restano comunque esclusi dai processi decisionali.
Il nuovo testo dovrebbe superare le perplessità di quanti, in Assemblea regionale, volevano cestinare la “riforma epocale” di Crocetta limitandosi a recepire la norma nazionale che porta il nome del sottosegretario Delrio il quale appare sempre più il vero governatore della Sicilia visto che detta l’agenda delle riforme e controlla il bilancio attraverso l’Assessore Baccei da lui indicato.
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