PALERMO (ITALPRESS) – “C’è una sostanziale costanza del fenomeno delle Ecomafie, con un dato sull’illegalità ambientale che rimane più o meno lo stesso”. A dirlo è Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, a margine della presentazione del Rapporto Ecomafia2022 di Legambiente che si svolta nell’aula Chiazzese del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo.
“Ci sono stati però risultati importanti sulla legge sugli Ecoreati, che nel 2015 ha inserito i delitti ambientali nel codice penale. Tra i dati emerge come, però, una presenza fissa delle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, ai vertici della classifica dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti, del cemento, sul racket degli animali e sulle opere d’arte”, aggiunge Ciafani.
Palermo è la provincia dove si concentra il maggior numero di reati ambientali, ben 3.863, accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitaneria di porto dal 2017 al 2021, seguita da Catania (1.975) e da Messina, con 1.701 infrazioni. Mentre il settore in cui si registra il numero più alto di illeciti penali è quello contro la fauna: 5.604, di nuovo con Palermo in cima alla classifica (2.058), seguita ancora una volta da Catania e in questa classifica da Trapani. Sono soltanto due delle numerose “istantanee” che fotografano l’impatto della criminalità contro l’ambiente nell’isola, aggredita da 16.852 reati, alla media di 3.370 illeciti ogni anno, con 15.834 persone denunciate, 162 ordinanze di custodia cautelare e 4.256 sequestri.
“In Sicilia – sottolinea Ciafani – ci sono primati sulla questione animali e il ciclo del cemento. Emerge una pervasività di questo fenomeno. Oggi vogliamo ricordare, che visto che questa regionale sarà al centro della transizione ecologica con tanti investimenti anche europei, bisogna alzare il livello dell’attenzione per evitare che siano infiltrazioni criminali e mafiose nella filiera degli appalti. Per farlo bisogna mettere i magistrati e forza di polizia nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro”.
A sfregiare il patrimonio naturale della Sicilia sono, subito dopo quelli contro la fauna, i reati relativi al ciclo illegale del cemento (dalle cave illecite alle case abusive), che sfiorano “quota” 4.000 (esattamente 3.991). Questa volta a guidare la classifica su base provinciale (con l’esclusione dei dati dei Carabinieri tutela ambiente, disponibili solo su base regionale) è Siracusa, seguita da Palermo e Messina. Il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare si registra, invece, nel ciclo illegale dei rifiuti, dagli smaltimenti illeciti ai traffici: nel periodo 2017-2021 sono state ben 90. I dati disponibili su base provinciale vedono al primo posto come numero di reati ancora una volta la provincia di Palermo (496) seguita da Agrigento e Catania. La piaga degli incendi boschivi ha ridotto in cenere 203.109 ettari di boschi e patrimonio naturale, con Palermo al primo posto come numero di reati (738), seguita da Messina e Catania.
L’ultima “fotografia” è quella relativa ai furti di opere d’arte: nel periodo 2017-2021 sono stati 203 quelli emersi grazie al lavoro delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto: un dato che colloca la Sicilia al settimo posto della classifica.
“Sono dati che continuano a preoccupare perchè nonostante ci sia una tendenza a livello nazionale di leggera flessione, nelle regioni meridionali continuano ad essere molto alti, con la Sicilia che è una delle prima regioni per criminalità ambientali – spiega Giuseppe Alfieri, presidente Legambiente Sicilia -. Preoccupano molto i reati all’interno delle aree naturali, gli incendi boschivi, i reati contro la fauna, oltre al ciclo del cemento (abusivismo edilizio) e il traffico illecito di rifiuti”. In tal senso Legambiente sta promuovendo campagne di sensibilizzazione e informazione: “Stiamo trattando tutti i temi – aggiunge -, soprattutto quello degli incendi dove stiamo portando avanti una campagna specifica, portandola sui territori cercando di far capire alla collettività che è un tema che riguarda non solo l’ambiente ma anche la sicurezza e la perdita di biodiversità che a lungo andare può penalizzarci sempre più”.
Presente anche il presidente Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo: “E’ un’emergenza a cui bisogna fare fronte con il massimo impegno – commenta -. Si tratta di una forma di criminalità strettamente collegata all’attività delle mafie e al sistema della corruzione. Abbiamo ritenuto di attribuire una precisa priorità alla trattazione dei delitti contro l’ambiente nell’attività del tribunale di Palermo. Crediamo che il prossimo passa da fare sia quello della formazione e della specializzazione. Il complesso dei dati che emerge dal rapporto è estremamente significativo, dà uno spaccato in tempo reale dell’evoluzione della criminalità ambientale ed è anche un grosso stimolo per tutte le istituzioni”.
foto xd6 Italpress
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