Alcamo. Tangenti per realizzare impianti eolici, in manette cinque persone
Il gruppo imprenditoriale di Alcamo di Vito Nicastri operante da anni nel settore delle energie rinnovabili ha beneficiato, attraverso il pagamento di tangenti, illecite agevolazione per la realizzazi…
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di redazione
Il gruppo imprenditoriale di Alcamo di Vito Nicastri operante da anni nel settore delle energie rinnovabili ha beneficiato, attraverso il pagamento di tangenti, illecite agevolazione per la realizzazione di imponenti parchi eolici in Sicilia.
E’ questo il sistema messo in atto da cinque persone e smascherato dalle indagini della Guardia di Finanza. E’ stato accertato che Nicastri, ha elargito 60,000 euro ad un funzionario dell’Ufficio Demanio, ormai in pensione, il palermitano Vincenzo Nuccio, mascherati attraverso il pagamento di fittizie consulenze professionali commissionate al figlio del funzionario stesso, Francesco Nuccio, all’epoca dei fatti, neo laureato in ingegneria. Oltre al titolare del gruppo imprenditoriale, al funzionario infedele e al figlio, sono finiti in manette anche Alberto Adamo e Claudio Sapienza, rispettivamente il legale rappresentante e il socio di un’altra ditta operante nel settore delle rinnovabili che ha emesso fatture false per oltre tre milioni di euro che hanno permesso al gruppo Nicastri di costituirsi fondi neri da utilizzare per scopi illeciti, fra cui il pagamento di tangenti. Nel corso delle complesse indagini della Finanza sono stati effettuati pedinamenti, appostamenti, perquisizioni e controlli ai conti bancari per monitorare il flusso di denaro. Per tutti gli arrestati l’accusa è di tentata concussione, corruzione, emissione e utilizzo di fatture false.
L’indagine è partita dalla denuncia di una vittima, un imprenditore agrigentino. Il manager si è accorto che i suoi progetti si fermavano al Genio militare, dove non riusciva ad avere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti. A quel punto, l’imprenditore Vito Nicastri, “considerato vicino alle cosche trapanesi” – scrive il gip che ha disposto gli arresti – ma mai indagato per mafia, si è presentato come intermediario e ha detto al “collega” che poteva sbloccare le pratiche in cambio di denaro.
L’alcamese era già noto alle cronache giudiziarie. Nel 2009 infatti era stato destinatario, nell’ambito di un altra inchiesta sull’eolico, di un provvedimento di sequestro di beni per un valore di un miliardo e mezzo di euro.