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Alcamo. Tangenti nell’eolico: ecco chi ha denunciato

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di redazione

Per far partire le indagini sul giro di mazzette nell’eolico, è stata utile la denuncia di un imprenditore, vittima del sistema, che ci ha messo nome e cognome. Si tratta di Salvatore Moncada, noto imprenditore agrigentino nel settore delle energie rinnovabili che si è accorto che i suoi progetti si fermavano al Genio Militare, dove non riusciva ad ottenere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti.
A quel punto, Vito Nicastri, 56 anni, alcamese, imprenditore di successo nel settore dell’eolico, si sarebbe presentato come intermediario dicendo che poteva sbloccare le sue sette pratiche in cambio di 70,000 euro. Nicastri si sarebbe rivolto poi a Vincenzo Nuccio, il funzionario infedele che in cambio della mazzetta faceva partire la procedura per l’autorizzazione. Moncada però non si è piegato alla richiesta ed ha denunciato l’episodio alla Guardia di Finanza ha avviato le indagini, scoprendo che Nuccio aveva già ricevuto 60,000 euro da Nicastri per sbloccare i progetti. Gli investigatori hanno acquisito atti e documenti anche nella sede dell’assessorato regionale terriotorio e ambiente e all’industria.
Vito Nicastri non è indagato per mafia, ma gli inquirenti sospettano che abbia potuto godere dell’appoggio dei boss Lo Piccolo e Messina Denaro, per arrivare al successo.
L’alcamese, considerato il ‘signore del vento’ per il suo lavoro nel campo dell’energia prodotta dall’eolico, oltre ad essere finito in manette ieri, insieme ad altre quattro persone, per un giro di mazzette, ha subito anche il sequestro complessivo di quasi 60,000 euro, tra conti correnti e case, considerati il profitto del reato.
I finanziari avrebbero accertato che per sbloccare le pratiche, le ditte pagavano il funzionario infedele. Al telefono Nicastri, spiegava come ottenere i soldi. ‘Il bello di vivere qua ‘ spiega l’imprenditore alcamese ‘ senti il territorio, lo percepisci, senti bisogna muoversi in un certo modo, capisci le esigenze dei sindaci e dei consiglieri, la festa, cinquemila euro non sono niente, però tu ti crei un rapporto.’ Secondo gli inquirenti il riferimento è ad un comune del ragusano. Nicastri avrebbe finanziato la festa patronale per ottenere presunti favori.

Redazione

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