Alcamo Marina. Strage della casermetta: chiusa fase istruttoria, il 20 luglio la sentenza
Si è conclusa, davanti alla Corte d’appello per i minorenni di Catania, la fase istruttoria del processo di revisione per la strage del 1976 nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina. Il procedim…
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di redazione
Si è conclusa, davanti alla Corte d’appello per i minorenni di Catania, la fase istruttoria del processo di revisione per la strage del 1976 nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina. Il procedimento è stato aggiornato al prossimo 20 luglio per la requisitoria del pm Mariella Ledda, l’arringa della difesa e la sentenza.
Il processo di revisione per due degli imputati, che non si sono presentati in aula, è cominciato dopo l’assoluzione di Giuseppe Gulotta, che ha scontato da innocente 21 anni di carcere. Il procedimento è trattato dalla Corte d’appello per i minorenni perchè all’epoca dei fatti Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo avevano 17 anni. Al termine di un lungo iter giudiziario, passato attraverso 14 processi, Ferrantelli è stato condannato a 14 anni di reclusione e Santangelo a 22. Ma, scarcerati tra un procedimento e l’altro, si sono rifugiati in Brasile. Alcuni anni fa erano stati individuati dalla polizia italiana e arrestati ma la richiesta di estradizione era stata poi rigettata dalla Suprema corte brasiliana. In Sud America si sono formati una famiglia e avviato attività imprenditoriali: uno gestisce un maneggio, l’altro fa il costruttore.
Come Gulotta, anche loro hanno ottenuto la revisione del processo quando la magistratura ha accertato che il loro accusatore, Giuseppe Vesco, aveva confessato sotto tortura di avere organizzato nel gennaio 1976 l’assalto alla caserma culminato con l’uccisione dei carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. A parlare delle torture è stato l’ex maresciallo Renato Olino, componente della squadra di investigatori guidata dal colonnello Giuseppe Russo ucciso l’anno dopo dalla mafia.
Gulotta, intanto, dopo l’assoluzione è tornato a Certaldo (Firenze) dove vive con la famiglia. I suoi difensori hanno annunciato che chiederà un risarcimento di 50 milioni per ingiusta detenzione.