C’è una inesauribile fonte di ricchezza per la cultura e l’informazione che racconta episodi e vicende degne di memoria, con la particolare caratteristica di esplicitare, con i ricorsi, il ripetersi di fatti nel tempo, e questa è: la storia. In virtù di questa peculiarità, anche se temerario e azzardato, si possono accostare, per similitudine, due episodi avvenuti con decine di secoli di distanza l’uno dall’altro: le crociate cristiane per liberare la terra-santa dal dominio musulmano, e i recenti sanguinosi eccidi commessi in Siria e in Iraq dalle milizie Isis-Jihadisti contro Curdi e i legittimi governi dei due paesi.
I motivi scatenanti dell’attuale conflittualità sono sempre gli stessi perché accomunati da una stessa matrice: il fanatismo religioso. La differenza tra i due episodi sta nelle modalità di attuazione per motivi legati ai tempi storici. I gruppi Isis-Jihadisti operano in Siria e in Iraq con ferocia che non ha uguali: decapitazioni di persone; massacri di uomini inermi; rapimenti di donne e bambini e atti terroristici. Purtroppo in queste scorrerie finalizzate alla “pulizia etnica religiosa” sono coadiuvati da migliaia di europei che si sono trasferiti in Siria e in Iraq per combattere con i terroristi islamici con pari violenza e ferocia come quella dimostrata con l’uccisione del giornalista americano Foley.
In quello che accade in Siria e in Iraq si percepiscono i prodromi di quello che i fondamentalistiislamici pensano di realizzare con devastanti attentati e con guerriglie urbane nei paesi occidentali, soprattutto in Europa: il riconoscimento del loro culto religioso come unico praticabile con imposizione coercitiva all’adesione, non per convinzione, ma con minacciosa persecuzioni che arrivano alla decapitazione dei dissidenti. Per questo barbarico, assurdo e criminoso progetto, che è la loro “crociata”, si sono infiltrati in quasi tutte le nazioni, con presidi islamici che, sottotraccia, svolgono attività di proselitismo per reclutare terroristi.
Quanto detto, oltre che essere scontato, non ha pretesa alcuna al di là della legittima civile e doverosa partecipazione per l’incombente pericolo che, sicuramente, avrà allertato gli organi preposti alla prevenzione e alla tutela delle istituzioni democratiche nonché, a quella più minacciata, che è: la libertà di culto .
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