Almeno il 44% dei soggetti infetti non riesce oggi, nonostante la elevata efficacia delle terapia, a controllare la viremia nel sangue. Secondo le stime riportate a ICAR (Italian Conference on AIDS and Retrovirus) a Roma, in Italia sarebbero 60mila le persone con HIV che non hanno una viremia controllata, con le conseguenze di rischio clinico e di trasmissione dell’infezione a livello epidemico, a causa di questa incontrollata ”carica virale”.
La VI edizione di I.C.A.R. promossa da SIMIT (Societa’ Italiana Malattie Infettive e Tropicali) ha proposto un inedito e tridimensionale approccio tra scienza di base, ricerca diagnostico-clinica, competenze delle associazioni di pazienti e/o delle comunita’ colpite dall’HIV.
”Oggi la terapia antiretrovirale consente di controllare la viremia in piu’ dell’80% dei soggetti in trattamento – afferma Andrea Antinori, Direttore del Dipartimento Clinico, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e Copresidente del Congresso – E controllo della viremia vuol dire sia beneficio sul paziente con riduzione della progressione della malattia e della mortalita’, sia beneficio nella popolazione, con riduzione della possibilita’ di trasmettere l’infezione. Il problema purtroppo e’ che non tutti i soggetti positivi sanno di esserlo (circa il 15% non e’ consapevole), non tutti quelli che scoprono l’infezione continuano a farsi seguire, non tutti quelli che sono seguiti iniziano la terapia, non tutti quelli che iniziano la terapia la continuano con regolarita’ o rispondono con successo alle cure. Ne consegue che almeno il 44% dei soggetti infetti non riesce oggi, nonostante la elevata efficacia delle terapia, a controllare la viremia nel sangue.
Secondo stime effettuate da Enrico Girardi, del Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto Spallanzani di Roma e riportate a ICAR 2014, in Italia sarebbero 60mila le persone con HIV che non hanno una viremia controllata, con le conseguenze di rischio clinico e di trasmissione dell’infezione. La capacita’ di individuare i soggetti infetti e far si’ che, una volta diagnosticati, rimangano agganciati al percorso di cura, dipende dall’efficienza del sistema sanitario. Se ogni anno abbiamo ancora uno zoccolo duro di oltre 4mila nuove diagnosi di infezione da HIV, e’ il mancato controllo della viremia di quelli che o non sanno o che non sono efficacemente agganciati al percorso di cura a determinare la circolazione del virus, attraverso comportamenti a rischio non correttamente prevenuti”.
Effettuare il test HIV
Il test può essere anonimo (come prevede la Legge 135 del 1990 – pdf, 66 Kb) e gratuito (come specificato dal Decreto ministeriale del 1° Febbraio 1991 (pdf, 100 Kb) e ribadito nell’Intesa Stato, Regioni e Province Autonome del 27 luglio 2011, art. 2).
Nelle strutture pubbliche per ottenere l’anonimato è sufficiente dichiararlo e fornire le prime 2-3 iniziali del cognome e nome con data di nascita, da ricordare (può anche non essere veritiera). Ogni laboratorio può avere un metodo di codifica dell’anonimato più efficace, in ogni caso non è necessario presentare la carta d’identità o altro documento di riconoscimento, così come non serve l’impegnativa. Si tratta di accesso diretto presso il laboratorio di analisi cliniche, senza passare dall’accettazione Ticket.
Il risultato del test è comunicato esclusivamente alla persona che lo ha effettuato. Sapere precocemente di essere sieropositivi al test dell’HIV consente di effettuare tempestivamente la terapia farmacologica che permette, oggi, di migliorare la qualità di vita e vivere più a lungo.
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