Agrigento, Anche Gela nel distretto turistico ‘Valle dei templi’. Il commento del sindaco Marco Zambuto
Questa mattina a Gela, in un incontro con la partecipazione del Presidente della Regione Crocetta e dei sindaci di Gela, Butera, Riesi ed Agrigento, si è deciso l’ingresso del comune di Gela nel distr…
di redazione
Questa mattina a Gela, in un incontro con la partecipazione del Presidente della Regione Crocetta e dei sindaci di Gela, Butera, Riesi ed Agrigento, si è deciso l’ingresso del comune di Gela nel distretto turistico ‘Valle dei templi’.
Il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, che di tale distretto è il Presidente, dichiara a tal proposito:’L’odierno atto mette insieme due comuni che storicamente hanno avuto molti punti di contatto e che, pertanto, ancora molto possono contribuire per lo sviluppo dei rispettivi territori.Com’è noto infatti la nostra Akragas è stata fondata da Gela, e da questa ha mutuato le proprie peculiarità che fin dal suo sorgere caratterizzavano, per esempio, i suoi riti. E ciò perché tanto Gela quanto la derivata Akragas furono colonie fondate non già da greci jonici o dorici provenienti dalle grandi città continentali elleniche, ma da due isole ‘ Creta e Rodi ‘ che, ancor prima che si formasse la civiltà classica greca, ne avevano elaborato una raffinatissima che costituisce una delle grandi componenti, certamente la più affascinante e notevole, dell’ellenismo propriamente detto quale è appunto la civiltà cretese. Essa, a differenza dell’esperienza guerriera delle genti micenee, era una civiltà raffinata e “quasi borghese”. Ebbene, proprio questa civiltà che nasce a Creta perviene in Sicilia mediante Gela e tramite essa ad Akragas. La nostra città viene fondata non solo dai geloi, ma da essi e da un secondo gruppo di greci provenienti da Creta e da Rodi, quasi a conferma dei legami esclusivi che legavano le due isole greche alla Sicilia.Oggi l’archeologia ci ha dato la certezza che i primi greci a conoscere ed a trafficare con la Sicilia, lungi dallo sbarcare nella costa della Sicilia orientale, raggiunsero invece quella meridionale che si affaccia all’Africa, nell’odierna zona di Palma di Montechiaro, e che la merce di scambio di tale interesse e dei baratti commerciali venne costituita dallo zolfo. Lo zolfo di Monte Grande nel palmese era infatti per i micenei materia preziosa, sia per i rituali sacri (una sorta di incenso per scacciare il male) che per usi probabilmente terapeutici.E tuttavia non furono i micenei a fondare le colonie greche di Sicilia, ma i rodio-cretesi, forse alla ricerca di spazi nuovi e ancora non colonizzati, o spinti dal loro antico spirito commerciale che aveva fatto di essi viaggiatori paragonabili ai fenici, che preferirono alle coste più vicine alla madrepatria quelle più lontane, quali appunto quelle della Sicilia meridionale.I cretesi, dunque, fondarono Gela, e i geloi, con altri coloni giunti da Creta, fondano successivamente Akragas, saltando la zona intermedia (Licata e Palma) fortemente tenuta dalle popolazioni indigene. Nella comune civiltà siceliota le due città, quella madre e quella figlia, raggiunsero una civiltà raffinatissima e fastosa, anche a differenza di altre città che poterono darsi una maggiore potenza militare come Siracusa.Poi nel medioevo Akragas si restringe e vive di vita povera e isolata, mentre Gela scompare. Agrigento diventa un’operosa città berbera, lungi dallo splendore arabo di Palermo, e Gela continua a riposare sotto la sabbia. Ma alla riconquista normanna della Sicilia, un nuovo vento di risveglio sembra ridestare la storia. I normanni, per consolidare il loro vacillante potere insediato ad oriente dai siciliani di religione e di cultura greca e ad occidente dalla colonizzazione di agostiniani e benedettini, creano nel meridione dell’isola uno zoccolo duro e lo affidano al loro ‘intellettuali’quali il grande vescovo Gerlando di Besancon, al quale affidano una diocesi vasta un terzo della Sicilia, e che comprende tanto il luogo dov’era stata Gela, quanto quasi tutto l’antico territorio della polis akragantina, con le città di Caltanissetta, Enna e Termini Imerese.Sembra in tal modo che Gela ed Agrigento ritrovino l’antico comune destino storico-geografico. Il Regno normanno si consolida proprio attraverso il blocco di questa terza Sicilia: la Sicilia centro-meridionale, quella dell’altopiano gessoso-zolfifero, che costituisce la base materiale di un Regno che ha costituito il primo esempio di stato europeo moderno.In tale contesto l’ultimo grande erede dei normanni, Federico II, interviene in questo grande discorso della storia e decide di far rinascere Gela, dando al nuovo centro il nome di Terranova di Sicilia, nome di speranza e di avvenire.Credo allora che un nuovo discorso sullo sviluppo della nostra terra, e specialmente sul suo decollo culturale e turistico, debba ripartire da una riscossa e da una rideterminazione del ruolo che questa Sicilia profonda, questa Sicilia di base, quest’enorme altopiano che declina e scende verso il mar d’Africa, vorranno e potranno dare. Questo profondo sud può diventare un nord: basta cambiare le prospettive e riavere il coraggio di rileggere la storia e di ritrovare in noi il coraggio di un tempo e l’intraprendenza per alimentarlo.’26 gennaio 2013