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Afghanistan, Sassoli: “Dialogo sui profughi, prematuro riconoscere talebani”

ROMA (ITALPRESS) – «Riconoscimenti a richiesta? Ma non scherziamo. Noi dobbiamo capire dove i nuovi governanti vogliono portare l’Afghanistan. Andare in ordine sparso sarebbe un errore strategico. Mi auguro che ogni iniziativa dei singoli governi venga concordata a livello europeo». Lo dice, in un’intervista a Repubblica, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, secondo cui “la crisi afghana ci riguarda profondamente. Rispetto alla crisi umanitaria, non possiamo dire che devono occuparsene solo i paesi confinanti. E per quanto attiene alle questioni militari, dobbiamo prendere atto della débâcle e aumentare la nostra capacità di difesa comune e di intervento rapido. Se l’Unione vuole essere un attore globale, non si giri dall’altra parte».

Per Sassoli “l’egoismo e il calcolo di corto respiro di molti governi non consentono all’Unione di esprimere la sua forza e garantire la sua unità”. Sottolinea che “per dialogare bisogna essere in due. Se dalle nuove autorità afgane vi fossero segnali in tal senso, non ci tireremo indietro. D’altronde, se vogliamo costruire corridoi umanitari, c’è bisogno del consenso del nuovo governo di Kabul. Noi in Afghanistan non ci siamo più».

«È positivo – dice Sassoli – che grandi Paesi assumano chiare responsabilità. E i Trattati dell’Unione prevedono anche cooperazioni più strette fra coloro che vogliono agire insieme”. La Ue ha “congelato risorse ingenti della cooperazione europea riservate all’Afghanistan: che non saranno mai più destinate a quel paese in assenza di chiare garanzie sui diritti delle donne. L’Unione, infatti, ha finanziato in questi anni decine di progetti concreti: abbiamo sostenuto l’ingresso delle donne afgane nelle istituzioni, giustizia, università, informazione. Ora abbiamo la responsabilità di avviare un contatto, in un quadro multilaterale, perché sia garantito, a chi vuole, di uscire dall’Afghanistan e perché siano tutelati i diritti delle donne che vogliono restare». In merito al rischio di un’escalation del terrorismo jihadista in Europa: «Il pericolo è sempre presente, le nostre agenzie e polizie collaborano ogni giorno in ambito internazionale. Ma è chiaro che l’impatto della crisi afghana sulla ripresa del terrorismo jihadista dipenderà dalle scelte della nuova leadership di offrire o meno una sponda ai terroristi. Giusto che i ministri dell’Interno, tre giorni fa, abbiano deciso di potenziare la cooperazione in questo settore».

Redazione

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