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Aeroporto Lampedusa: indagato per tentata concussione il Dg dell’ENAC

Un avviso di conclusione delle indagini per tentata concussione è stato emesso dalla Procura di Agrigento nei confronti di Alessio Quaranta, direttore generale dell’Enac, e altre undici persone, nell’ambito di un’inchiesta riguardante la gestione dell’aeroporto di Lampedusa e in particolare del deposito di carburante situato all’interno dello scalo.

I Dettagli dell’Inchiesta

La Procura, con il procuratore Giovanni Di Leo e la sostituta procuratrice Rita Barbieri, accusa Quaranta e altri sette dirigenti nazionali e locali dell’Enac di aver esercitato presunte pressioni nei confronti di Gaetano Tafuri e Giovanni Amico, rispettivamente presidente e direttore dell’aeroporto di Lampedusa all’epoca dei fatti. Tra gli altri nomi coinvolti, figurano Fabio Marchiandi, Marco Di Giugno, Arianna Ciani, Gabriele Squillaci, Antonino Buttafuoco, Pietro Bonfiglio e Gaetano Palmeri. Secondo l’accusa, i dirigenti avrebbero fatto pressioni per costringere Tafuri e Amico a concedere indebitamente la gestione del deposito carburante a Giacomo Cusumano, che risulterebbe aver già occupato arbitrariamente l’area demaniale in questione con proprie società.

L’estensione e le Contestazioni

Il deposito di carburante, con una superficie di circa 2.010 metri quadrati, sarebbe stato gestito in virtù di concessioni e proroghe illegittime emesse da Enac dal 2004 al 2019, sostiene la Procura. La conclusione delle indagini menziona inoltre l’apporto di tre consulenti legali vicini a Cusumano: Nunzio Pinelli Fumagalli, Giuseppe Pinelli, e Verona Petrella, quest’ultima sposata con Marco Di Giugno, dirigente della Direzione Analisi Giuridiche e Contenzioso di Enac.

Il Commento di Tafuri

Gaetano Tafuri, ex presidente dell’aeroporto di Lampedusa e parte lesa nell’inchiesta, ha commentato: “Non gioisco delle disgrazie altrui, ma come pubblico amministratore avevo il dovere di rivolgermi all’Autorità giudiziaria a fronte di quanto subito. Mi dispiace soltanto di non essere stato ascoltato, e probabilmente creduto, dal Governo del tempo.”

L’inchiesta si allarga con altri dodici indagati e vede coinvolte, come parti offese, anche la Regione Siciliana, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e AST Aeroservizi. Il caso resta sotto la lente della Procura di Agrigento, portando alla luce aspetti significativi nella gestione dei beni pubblici e della trasparenza amministrativa.

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