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di redazione
Palermo, 13 apr. – Nega il diverbio in cabina di
pilotaggio ma anche il wind shear: e alla fine
dell’interrogatorio di uno dei due piloti indagati, i pm che
conducono l’inchiesta sull’incidente aereo di Punta Raisi del
24 settembre 2010, non hanno per niente chiaro come mai
l’airbus A300 della Windjet, in servizio tra Roma e Palermo,
sia finito fuori pista. I 123 passeggeri, un bambino sotto i
due anni e i 6 membri dell’equipaggio rischiarono la vita e si
salvarono per un autentico miracolo. Fabrizio Sansa, sentito
oggi su sua richiesta, dai pm Gaetano Paci e Carlo Lenzi, ha
detto che il tono della conversazione in cabina, fra lui e il
comandante Raoul Simoneschi, fu “normale”, amichevole, tra
colleghi. E questo anche se le registrazioni della scatola nera
avevano riscontrato un dialogo in cui Simoneschi riprese piu’
volte il primo ufficiale, ricorrendo ripetutamente ad
un’imprecazione (“che cazzo fai?”). Contrariamente a quanto era
emerso nella prima fase dell’inchiesta, l’indagato non ha fatto
nemmeno riferimento alla “mano invisibile” che avrebbe
schiacciato l’aereo al suolo in fase di atterraggio e ha
sostenuto che tutte le procedure e i protocolli furono
rispettati. La prossima settimana sara’ ascoltato
Simoneschi.
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