Addio Manlio Sgalambro.Domani a Catania i funerali
Le sue parole le abbiamo sentite spesso, ci sarà sicuramente capitato di cantarle, leggerle, ci hanno fatto piangere, commuovere, sorridere: eppure non tutti lo conoscevano. Basti pensare a una delle più belle canzoni d’amore del nostro secolo, “La cura”: eh no, non è Franco Battiato l’uomo in questione.
Il testo di questa e molti altri brani del cantautore catanese sono di una delle più grandi personalità siciliane dei nostri giorni che è venuta a mancare: oggi, 6 marzo 2014, all’età di ottantanove anni, Manlio Sgalambro ci ha lasciati.
Filosofo, scrittore, paroliere e poeta nacque a pochi passi dalla nostra città, nell’antica colonia greca Leontinoi (Lentini) nel 1924.
Iniziò la sua carriera intorno alla metà del Novecento, scrivendo per alcune riviste locali, e solo molto tempo dopo decise di riorganizzare il suo pensiero dedicandosi alla stesura della prima opera che fu pubblicata da Adelphi nel 1982, “La morte del sole”.
Negli anni a venire continuò la sua produzione di saggi filosofici sempre con Adelphi e altre case editrici fino al suo ultimo scritto, “Variazioni e capricci morali”, risalente allo scorso anno ed edito da Bompiani.
Sicuramente l’incontro e la collaborazione con Franco Battiato, iniziata nel 1994, hanno permesso a questo grande pensatore di essere noto ai più, alle sue parole di entrare nei cuori di chi con la filosofia ha poco a che vedere. Sgalambro ha scritto testi per tanti altri famosi cantanti italiani come Mannoia, Celentano, Consoli, Milva .
Oggi vogliamo ricordarlo per quello che era: un grande uomo che sapeva e sapeva ridere, una persona assolutamente anticonvenzionale che ci ha dato tanto grazie alle sue parole, scritte e cantate.
Domani si terranno i funerali a Catania nella Chiesa Crocifisso dei Miracoli alle ore 15.30.
Eccovi una sua poesia per tenere vivo il ricordo, concedetemi un pizzico di campanilismo, di un grande siciliano.
Amici
Il rosso marziano illumina le notti
e il balenare dei sogni ne riluce
che bel rosso, amici
contubernali, compagni di pranzi e di cene
spezziamo il pane, facciamo mille atti assieme
l’adorabile tempo ci conduce
lo strepitoso esordio di una marcia
il fremito dei boschi, il vento mi disperde in mille rivoli
tra i frassini
sono pieno di echi, tramite sono di vita
mi respiro come aria pura
le imprese straordinarie di un eroe
i mille astuti agguati di un bandito
sono meno complicati del gesto di un amico
la scoperta di un nuovo continente
l’irresistibile ascesa di un capo
il pianto sfrenato di una vedova
nulla sono in confronto al gesto di un amico
amici
un detto greco dice: “Non ci sono amici”
Ma che m’importa dei greci.