Abraham Yehoshua. Stamattina allo Steri di Palermo, nella splendida sala delle Capriate, c’è stata la cerimonia di consegna della Laurea Honoris Causa in scienze filosofiche e storiche allo scrittore Abraham Yehoshua.
Nato a Gerusalemme, già laureato in Filosofia e letteratura ebraica alla Hebrew University, sposato con Rivka, psicologa scomparsa tre anni fa. Una vita dedicata alla scrittura. Ha esordito nel 1977 con L’amante, tradotto in più di quindici lingue, per arrivare alla pubblicazione nel 2018, del suo ultimo lavoro Il tunnel.
In tutti i romanzi scritti scorre il tema del rapporto tra mito e storia che ha così pesantemente caratterizzato la cultura ebraica. Nella lettura della motivazione per il conferimento della Laurea Honoris causa, la Prof.ssa Francesca Piazza, ha esaltato la capacità dello scrittore di esplorare i rapporti umani, illuminando da un’angolazione nuova la speculazione storico – filosofica, sfruttando la perenne dialettica tra memoria ed oblio, così come quella tra mito e storia, mettendo in guardia dai rischi dell’assolutizzazione di una solo di queste relazioni.
Il Prof. Andrea Le Moli, nella sua Laudatio ha provato a far veder come all’interno del lavoro dello scrittore questa dialettica emerga di volta in volta, nel tentativo, di sopravvivere nell’identità, ossessionato per questo dalla memoria. “Nel suo ultimo romanzo, Il Tunnel (2018), il protagonista impara a convivere con la demenza incombente di cui all’inizio ha terrore, e nel momento in cui l’importanza del dimenticare gli si fa presente la sua vita cambia in positivo. In Fuoco amico (2006) si vede come la fuga dai ricordi traumatici (la morte di una moglie e un figlio) può attraversare i continenti per rimuovere storia, lingua, relazioni e amicizie ma non per questo porta a smettere di soffrire “.
In diversi momenti della cerimonia sono stati richiamati temi attualità sociale e politica. Il Rettore Fabrizio Micari ha parlato del forte richiamo, nell’opera dello scrittore, all’identità mediterranea, collegandola a quella europea, in un’ottica aggregante per tutti quei popoli che si affacciano su questo continente d’acqua che è il Mediterraneo. Perché, ha motivato Fabrizio Micari, questo sentimento identitario può veramente rappresentare la chiave per la soluzione di tanti conflitti.
Abram Yehoshua nella sua Lectio magistralis finale, ha ripreso questo concetto, spiegando come Israele, oggi si trovi ad un bivio, “dovendo decidere se modellare la propria identità nazionale futura sul modello europeo, costruito essenzialmente sulla consapevolezza della continuità spaziotemporale della storia o sul modello americano, basato essenzialmente sulla creazione e la promozione dell’identità nazionale in riferimento a miti vecchi e nuovi”.
Ha continuato lo scrittore raccontando come questa esigenza sia stata, per il popolo israeliano, più volte messa alla prova, nel tentativo di approdare ad una identità sempre in bilico tra storia sofferta e mitologia che offriva, invece, un background di storie familiari cariche della speranza di salvezza divina. “Per questa ragione, quando il grande filosofo ebreo Gershom Scholem definiva il sionismo come il ritorno degli ebrei alla storia intendeva soprattutto la possibilità che gli ebrei modificassero e indebolissero l’elemento mitologico della loro identità e rafforzassero la coscienza storica in una patria definita da chiari confini”. Ha voluto concludere la cerimonia il Sindaco di Palermo, Orlando, riallacciandosi all’idea del Mediterraneo come unica patria, auspicando che la mobilità geografica e la flessibilità sociale, un tempo subite forzatamente, possano diventare una preziosa risorsa di sviluppo per una nuova società aperta.
Foto di Francesco Militello Mirto
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