Cronaca

42° anniversario uccisione Pio La Torre e Rosario Di Salvo. I giovani al centro di una giornata che ha celebrato la voglia di riscatto dalla mafia

Sono stati i giovani i protagonisti indiscussi della 42° anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, organizzato anche quest’anno dal Centro Studi “Pio La Torre” nell’aula magna “Margherita De Simone” del Dipartimento di Architettura Unipa.

Una mattinata, moderata con emozione e professionalità dalla giornalista Giuseppina Tesauro, da sempre vicina al Centro “Pio la Torre”, che ha regalato numerosi momenti di commozione, affidati al racconto di testimoni come Franco e Tiziana, i figli di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, uccisi dalla mafia il 30 aprile di 42 anni fa.

Un applauso scrosciante, quello che ha preceduto e concluso il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, unendo tutti coloro i quali stanno partecipando al 42mo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo.

«Nel 42mo anniversario dell’uccisione per vile mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, le Istituzioni e la società civile si uniscono nell’esprimere sentimenti di grande riconoscenza alla loro memoria. La fermezza e l’abnegazione nel contrastare la criminalità organizzata ne fanno figure emblematiche dei valori di giustizia e legalità che sono a fondamento di una convivenza civile basata sullo stato di diritto. La lotta alle mafie necessita soprattutto dell’acuta consapevolezza della loro pervasività, in particolare da parte delle giovani generazioni, al fine di consolidare quei principi alla base di una società costruita sul rispetto della dignità di tutti i cittadini e libera da ogni forma di intimidazione. In questo spirito esprimo apprezzamento per il Progetto educativo Antimafia che si prefigge di promuovere tra gli studenti i valori che Pio La Torre e Rosario Di Salvo hanno testimoniato con tenacia e sacrificio. La Repubblica li ricorda con rispetto».

Memoria che passa come un testimone ai giovanissimi, per esempio quegli studenti della 5C della direzione didattica Ragusa Moleti che hanno consentito di entrare nel vivo della giornata con il loro “Canto legalità e Libertà” che ha coinvolto tutti, ricordando che l’istruzione, la cultura rendono liberi.

«Grazie intanto a questi giovani – ha detto Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro studi “Pio La Torre” – ragazzi scelti attraverso il nostro lavoro di trasferimento della memoria, insieme ai quali seminare concetti fondamentali di democrazia, libertà, partecipazione dal basso, legalità. Grande la lezione di vita che ci ha lasciato Pio La Torre, introdotto nel ’43, quindi in piena guerra, dal professore Scaglione alla conoscenza dei fenomeni da lui poi combattuti strenuamente. Cito Scaglione perché la filia ci ha donato la sua biblio9teca come atto di continuità storica. Ripeto sempre che, senza la legge Rognoni La Torre non si sarebbe stato il maxi processo, il più grande processo mondiale contro la mafia. Per la prima volta dopo 122 anni grazie a quella legge il reato di associazione mafiosa è entrato nel codice penale del nostro Paese dimostrando che per combattere le mafie bisogna confiscare i loro beni e spezzare il rapporto con la classe dirigente. In questo percorso di riscatto attraverso la consapevolezza, un ruolo fondamentale lo hanno le scuole con cui interagiamo da anni attraverso un’azione di democrazia dal basso. I ragazzi devono imparare a conoscere il fenomeno in tutti i suoi aspetti e il fatto che oggi siamo qui a celebrare due grandi esempio di coraggio e moralità come Pio e Rosario proprio insieme ai ragazzi ci dice che siamo nel posto giusto».

Non solo parole, ma pratiche concrete da mettere in atto

“Gli strumenti messi in piedi 42 anni fa da Pio La Torre per combattere la mafia sono ancora quelli più efficaci: riconoscere la mafia come organizzazione mafiosa e colpire i patrimoni dei boss. – ha sottolineato Antonello Cracolici, presidente della Commissione Antimafia all’Ars – . Oggi siamo di fronte a una mafia che non spara quasi più, si respira ma non si vede, ma abbiamo il dovere di comprenderla per individuare nuovi strumenti – anche di tipo legislativo – per contrastarla efficacemente. Una frontiera su cui dobbiamo lavorare di più è il riuso dei beni confiscati. Oggi alcuni dati ci dicono che su questo fronte lo Stato non ha avuto un grande successo: oltre il 95% delle società vengono messe in liquidazione e allo stesso tempo gran parte dei beni confiscati non sono restituiti alla comunità. Su questo versante dobbiamo impegnarci di più e meglio»

«Senza la legge Rognoni La Torre non si poteva celebrare il maxiprocesso». È la testimonianza che ha portato, all’incontro promosso dal Centro Pio La Torre, Pietro Grasso, che fu il giudice a latere proprio del maxiprocesso e poi procuratore nazionale antimafia e infine presidente del Senato.

Grasso ha ricordato che, solo con quella legge, fu possibile giudicare i protagonisti di un terribile ventennio e fare luce su oltre 120 omicidi dei quali furono vittime anche tanti uomini delle istituzioni, del giornalismo, delle forze di polizia e della politica.

«L’importanza di quella legge, che ha introdotto anche la confisca dei beni, venne colta dai vertici di Cosa nostra. “Salvatore Greco – ha detto Grasso – aveva intuito che l’aria politica era cambiata: proprio La Torre aveva in qualche modo preso per il bavero tanti deputati per fare passare la legge presentata due anni prima».

«Quegli strumenti hanno avuto un’importanza fondamentale ma oggi, ha osservato ancora Grasso, si assiste allo smantellamento del sistema di contrasto a suo tempo creato mentre la mafia rafforza il suo potere con il metodo della sommersione. In questo modo è entrata “in modo strutturale nel sistema economico del Paese” mentre la politica mira a modificare la disciplina sui beni sequestrati per consentire le confische solo quando c’è una condanna penale».

Momenti di grande consapevolezza, ma anche di profonda emozione

«Grazie veramente a tutti – ha sottolineato Loredana Introini, presidente del Centro “Pio La Torre” – perché dietro a un’organizzazione ci sono tante persone. Il lavoro di un presidente ha tante responsabilità, ma ogni cosa si realizza grazie alla collaborazione di tutti i soci ispirati dall’esempio di Pio La Torre. Lui percepiva la pervasività che opprime la nostra società e ha operato tutta la vita per creare condizioni di pari dignità per chiunque. A lui non interessava la mafia in quanto tale ma perché bloccava la possibilità di evolverci e vivere in maniera dignitosa. Riteneva che la dignità con cui i cittadini vivevano caratterizzava lo stesso Stati e la qualità della vita della comunità. Ricordare Pio serve a noi, serve ai giovani. Lui ha vissuto una vita impegnativa, splendida, ricca di affetti e di soddisfazioni. Lo ricordiamo quando perdiamo fiducia nelle Istituzioni. Se c’è stato qualcuno che ha incarnato i valori e la professionalità di Pio la Torre questo è stato il nostro socio e amico Angelo Meli che aveva una riservatezza pari solamente alla sua preofesisonalità. Lui ci avrebbe odiato per questo premio, ma ovviamente siamo felici di averlo istituito».

Felici ovviamente soprattutto i ragazzi della Terza D dell’Istituto Superiore” Failla Tedaldi” di Castelbuono, vincitori della prima edizione del Premio dedicato al giornalista Angelo Meli, prematuramente scomparso il 29 settembre scorso.

Commozione con cui si è rivolta ai più giovani anche Tiziana Di Salvo, chiedendo a tutti di riflettere su quel che vuol dire oggi antifascismo.

«Mi sono chiesta ultimamente cosa vuol dire oggi antifascismo e, considerato che siamo tra il 25 aprile e l’1 maggio, parlarne non è assurdo pensando che quello che facciamo ogni anno il 25 aprile non è solo commemorare chi ha sacrificato la propria vita per renderci liberi, ma celebriamo una mentalità che si oppone al fascismo fatta di solidarietà umana, rispetto per gli altri, dando voce alle lotte contadine e dei braccianti per i loro diritti. Significa accogliere e non respingere, significa la pace in un momento come questo in cui vediamo scoppiare delle guerre. Parlo di pace che non va difesa con le armi, come la lotta per lo smantellamento delle basi Nato in Sicilia portata avanti anche dallo stesso Pio La Torre. Parlo, infine, di legalità, quel rigore morale irrinunciabile, la difesa anche a costo di subire condanne di buon grado per il rispetto che si ha nei confronti delle istituzioni».

In questa giornata di piena memoria, ma di quella memoria che diventa forte attraverso le azioni, non poteva mancare il ricordo di chi ci ha appena lasciati avendo lottato tutta la vita per chiedere verità e giustizia.

«Vorrei che dedicassimo un istante alla barba più lunga del movimento antimafia – ha aggiunto Franco La Torre -, a Vincenzo Agostino che ci ha lasciato un’eredità straordinaria, quella per la battaglia per la verità e la giustizia. È morto e ancora non si sa chi ha ucciso suo figlio, la nuora e il bambino che portava in grembo. Oggi noi siamo molto contenti di essere qui, ma per noi il 30 aprile è tutti i santi giorni. Importante ricordare tutti insieme Rosario e Pio e di questo ringrazio il Centro “Pio La Torre”, Vito, Loredana e Agostino, solo per citare la prima fila. Rosario e Pio ci dicono che è possibile cambiare. Loro ci hanno insegnato che è possibile rendere migliore Palermo, la Sicilia e l’Italia. Lo hanno pensato sino all’ultimo secondo della loro esistenza. Avevano fiducia nella possibilità di cambiare le cose, al contrario della mafia, di quel sistema di potere che ci vuole ignoranti, che ci vuole fare credere che gli asini volano. Ci vogliono sfiduciati perché in quel modo ci possono cedere favori. Ragazzi, dovete credere che potete cambiare le cose perché, se ci credevano Pio e Rosario, il miglior modo per onorare la loro memoria è essere protagonisti senza lasciare che altri decidano il vostro presente e il vostro futuro».

Invito alla consapevolezza raccolto anche dagli studenti dell’Iti “Vittorio Emanuele” presenti a questa giornata di memoria rafforzando il messaggio lanciato anche il giorno prima con l’inaugurazione del murale su una delle facciate del loro istituto. Messaggio di speranza e di gioia come quello regalato anche dagli alunni della direzione didattica “Arculeo” che hanno preparato e messo in scena la drammatizzazione di un dialogo immaginario tra Pio La Torre e un mafioso, rendendo ancora più magica questa giornata.

Redazione

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