Weekend al cinema: 3 – 5 aprile 2009

Gli “amici” di Avati se la vedono con i mostri e gli alieni della DreamWorks di Spielberg.

Uno degli elementi di maggiore curiosità de Gli amici del bar Margherita, come spesso accade nelle opere di Pupi Avati, è la variegata composizione del cast: accano ai già collaudati, a volte da decenni, Abatantuono, Cavina, Marcorè, Ricciarelli (ai quali dovremmo aggiungere una corposa lista di caratteristi), si affacciano Luigi Lo Cascio, Laura Chiatti, Fabio De Luigi, Luisa Ranieri, perfino Gianni Ippoliti. Lo spunto sono le memorie, già raccolte in un libro, del maestro bolognese (prossimo film con De Sica, tanto per non smentirsi), legate a un bar del capoluogo emiliano frequentato, fra scherzi e drammi, da un gruppo di varia umanità negli anni Cinquanta.

È l’unica pellicola italiana della settimana, e, commercialmente parlando, dovrà vedersela con i Mostri contro alieni animati dalla regia di Rob Letterman e Conrad Vernon, una sfida voluta, nell’immaginario degli autori DreamWorks, da un presidente messo alle strette da un’inaspettata invasione extraplanetaria. Le prime immagini promettono già un divertimento improntato sul nonsense.

L’altra commedia del gruppo batte a sua volta bandiera statunitense: si tratta di Io & Marley, in cui i coniugi non ancora genitori Jennifer Aniston e Owen Wilson devono vedersela con un cagnetto adottato tanto tenero nell’aspetto quanto disastroso nei comportamenti, che finirà con il mettere a dura prova la loro convivenza domestica. Dietro la macchina da presa c’è l’uomo che vestì il diavolo con capi Prada: David Frankel.

La quota europea è garantita dal grottesco francese Louise-Michel di Gustave Dekervern e Benoît Delépine, dove un gruppo di operaie neolicenziatarie, capeggiate dalla battagliera Yolande Moreau, assolda un inetto killer (Bouli Lanners) per punire il proprio ex-principale. Ovvero, la crisi globale dei posti di lavoro osservata da un’angolazione che prova a esaltare gli aspetti ridicoli di realtà decisamente serie.

Infine, a cavalcare il filone “riscattarsi danzando” (baciato da considerevole successo solo quando attira l’attenzione delle platee più giovani, il che non accade di rado) arriva Ballare per un sogno, diretto da Darren Grant, che racconta le vicissitudini di una ragazza (Mary Elizabeth Winstead), determinata a sostenere un provino d’ammissione quando i suoi gravi problemi familiari non lo consentirebbero.

a cura di Massimo Arciresi

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