Sequestro petrolchimico di Siracusa: l’ultimatum per evitare i sigilli

A causa di un «significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti», il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa ha accolto la richiesta del pool di magistrati guidati dal procuratore Francesco Paolo Giordano, al termine di un’inchiesta durata due anni, e ha disposto il sequestro preventivo del petrolchimico di Siracusa.

L’ultimatum alle società

L’inchiesta nata dopo le innumerevoli denunce di cittadini e ambientalisti, pone un vero e proprio ultimatum alla Esso e alla Lukoil, proprietarie delle raffinerie di petrolio, che si trovano nell’area industriale di Priolo, Augusta e Melilli. Le società, che nel siracusano danno lavoro diretto a duemila persone, hanno 15 giorni di tempo per decidere se aderire alle prescrizioni contenute nel provvedimento di sequestro.

Il possibile blocco degli impianti

Nel caso in cui le società decidano di non aderire potrebbero arrivare i sigilli e il blocco degli impianti. Nel suo provvedimento il gip ha, infatti,  subordinato la restituzione degli impianti «all’imposizione di prescrizioni per consentirne l’adeguamento alle norme tecniche vigenti». Le aziende, inoltre, dovranno presentare un progetto di adeguamento alle prescrizioni che non dovrà superare i 12 mesi.

La replica di Esso

«Il provvedimento, subordinato a misure che sono allo studio dei nostri tecnici, lascia attualmente la raffineria nel suo normale assetto operativo – si legge nel comunicato della Esso, che si dice pronta a collaborare con le Autorità competenti-. È in corso un’attenta valutazione del testo integrale del documento e al momento la Società non ritiene pertanto opportuno rilasciare ulteriori commenti».

Quali sono le prescrizioni?

Sia la Esso, che le raffinerie Isab Nord e Isab Sud, di proprietà di Lukoil, dovranno ridurre le emissioni provenienti dall’impianto «con la copertura delle vasche costituenti l’impianto di trattamento acque». Dovranno, inoltre:

– effettuare il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili o mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse;

– realizzare impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico;

– adeguare i sistemi di monitoraggio delle emissioni, attraverso l’adozione di sistemi di monitoraggio in continuo, mettendo a disposizione i dati registrati per via telematica all’Arpa di Siracusa.

La tutela dei lavoratori

Sul sequestro preventivo di uno dei più importanti stabilimenti d’Europa è intervenuta la presidente della commissione Ambiente dell’Ars, Mariella Maggio, che hadichiarato: “Occorre immediatamente mettere in sicurezza le produzioni nel petrolchimico, per salvaguardare i lavoratori e tutelare la salute dei cittadini, oltre che dell’ambiente, nell’intera area industriale”.

“Bisogna risalire alla filiera delle responsabilità – prosegue Maggio – e mettere fine ai disastri degli ultimi anni che hanno fatto registrare morti ed inquinamento perché i governi non hanno saputo far rispettare gli accordi sottoscritti. Ora ne servono di nuovi per riconvertire le produzioni energetiche in assoluta sicurezza e senza perseguire più la strada del ricatto salute/lavoro”.

Ha preoccupazione su futuro dei lavoratori anche la neo segretaria generale della Femca Cisl, Nora Garofalo: “Abbiamo massima fiducia nell’operato della magistratura e degli organi di controllo competenti, ma siamo preoccupati che sul territorio si possa innescare un gioco tra le parti, che finisca per penalizzare i 1.600 lavoratori dei due impianti di Priolo”.