Senza tetto bruciato vivo a Palermo: si prospetta il “disagio mentale”

Si prospetta l’infermità mentale per l’imputato accusato di aver bruciato vivo un senza tetto a Palermo. I consulenti della difesa e lo psicologo del carcere Pagliarelli che l’ha visitato sono di questo parere unanime.

Le motivazioni

Per gli esperti la capacità di intendere e volere dell’uomo è gravemente limitata e “disagio antisociale”. Come tutti ricorderanno Giuseppe Pecoraro è accusato dell’omicidio del clochard Marcello Cimino, bruciato vivo, a marzo scorso, mentre dormiva su un giaciglio di fortuna davanti al ricovero dei Capuccini a Palermo.

Il gip, intanto, ha convalidato il fermo dopo il delitto e ha disposto di sottoporlo a una terapia psichiatrica per evitare gesti di autolesionismo. Gli avvocati dell’imputato hanno ottenuto dal carcere la possibilità di far entrare un loro consulente nell’istituto di pena per accertamenti sulla capacità di intendere e di volere del loro assistito.

La consulenza verrà formalmente depositata giovedì, ma secondo quanto anticipato dagli esperti, Pecoraro avrebbe un forte deficit psichico.  I legali hanno inoltre fatto richiesta di giudizio immediato avanzato dalla Procura, scelta che consente di “saltare” l’udienza preliminare. I legali devono decidere se optare per il rito abbreviato o andare a giudizio. Dopo il fermo, l’omicida aveva confessato sostenendo di aver agito per gelosia.