Scuola: laurea e concorso pubblico per accedere all’insegnamento

Per diventare insegnante sono necessari laurea e concorso pubblico, ma prima la fase transitoria per stabilizzare i precari delle graduatorie.

Lo prevede una delle otto leggi delega della “Buona Scuola”, approvati sabato scorso dal CdM: quella sulla Formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado. Il decreto riguarda le future e i futuri insegnanti e prevede una fase intermedia per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto, ha precisato il Miur, facendo intendere che si sta lavorando per allestire una corsia preferenziale per le tante decine di migliaia di precari già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento.

Per il sindacato, la tutela dei precari inseriti nelle graduatorie d’istituto (anche solo laureati) è un’apertura importante, chiesta da tempo. Ma l’inserimento in coda nelle GaE, dovrà avvenire sia per coloro che sono oggi inseriti nella seconda fascia d’Istituto, sia per chi è in procinto di entrarvi in occasione della “finestra” di aggiornamento prevista in primavera.

“Per evitare le solite code giudiziarie – afferma Marcello Pacifico (Anief-Cisal) – derivanti da norme imperfette è bene che nella imminente fase di verifica delle deleghe alla Legge 107/2015, si accolga la nostra proposta di accogliere nelle GaE tutti coloro che hanno ottenuto l’abilitazione. È  fondamentale riaprire le GaE e l’inserimento in fascia aggiuntiva di tutti gli abilitati, senza l’attesa costante delle decisioni dei giudici, come nel caso dei diplomati magistrale che si sono rivolti ai legali dell’Anief. Il doppio canale di reclutamento deve essere mantenuto in vita per alcuni anni; allo stesso modo, devono essere collocati in organico di diritto tutti i posti oggi nascosti in organico di fatto. Ad iniziare dall’organico di sostegno, che va attribuito integralmente al personale di ruolo, con cattedre al 31 agosto, cancellando la vergogna dei posti in deroga a supplenti per più di un anno: anche perché un posto in deroga assegnato oltre i 12 mesi non è più tale e per questo deve essere inserito in organico di diritto”.