Monastero dei Benedettini, la ristrutturazione di Carmelo Russo

I turisti che visitano il Monastero dei Benedettini credono a stento ai loro occhi quando varcano la soglia del portone principale. Si perdono nel contorto groviglio di sentimenti architettonici che si dipana, corridoio dopo corridoio, scalino dopo scalino. Ma per molti studenti, ad ogni gradino, corrisponde un sospiro di preoccupazione e  ad ogni corridoio,  un grido di liberazione.

Gioiello del barocco catanese, oggi sede del DiSUM dell’Università degli Studi di Catania, il Monastero è un luogo unico che racconta le vicende umane e storiche della città dell’Etna dall’antichità fino ai giorni nostri. Un palinsesto aperto a tutti, ogni giorno. Centinaia le visiste guidate organizzate dall’Associazione “Officine culturali”, ma ciò che è ancora più interessante è che la struttura continua ad essere oggetto di importanti studi e ricerche non solo per storici e storici dell’arte, ma anche e soprattutto per tanti architetti e ingegneri.

Le strutture murarie

Di questo straordinario incastro di magie architettoniche e umane, c’è chi ha descritto e studiato le connessioni delle strutture murarie del 500 e del 700. Carmelo Russo, laureato in ingegneria civile a Catania, ha presentato il suo volume nell’ambito delle attività organizzate dalla Società Dante Alighieri. Russo descrive proprio la ricostruzione e la ristrutturazione del complesso monumentale catanese. E d’altra parte, l’ingegnere  aveva collaborato, negli anni ’90, con Giancarlo De Carlo alla ristrutturazione del Monastero e al riadattamento dello stesso a polo universitario. Oggi, questo gioiello catanese, è sede del dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.

Il sistema dell’edificio

Il libro spiega come questo riadattamento sia stato possibile nel rispetto del sistema statico dell’edificio, attraverso l’introduzione di organismi strutturali passivi che lo rispettassero. Si aggiunge, così, un nuovo tassello a comporre quel puzzle emotivo, misto di orgoglio e ammirazione, per uno dei monumenti di cui i catanesi vanno più fieri.