A Marsala mostra di Alberto Gianquinto: maestro del colorismo italiano

Inaugurata ieri, nel convento del Carmine di Marsala, la mostra “Alberto Gianquinto. Nello Studio. Opere 1960-2002”, antologica dedicata all’artista veneto ma di ascendenze siciliane: la famiglia era originaria di Paceco (Tp). La mostra è visitabile fino al prossimo 15 ottobre.

Dal Veneto alla “sua” Sicilia

Alla cerimonia inaugurale, presente il sindaco Alberto Di Girolamo, sono intervenuti Pietro Giorgio Salvo, presidente del Cda dell’Ente Mostra Pinacoteca di Marsala che organizza l’esposizione, il curatore Sergio Troisi, la moglie dell’artista – scomparso nel 2003 – Luciana, e il figlio Nino Gianquinto.

“Non era affatto scontato – ha detto il figlio – che Gianquinto tornasse nella “sua” Sicilia., terra che è stata l’alfabeto della sua arte e di quella costante inquietudine che ha accompagnato per cinquant’anni la sua pittura. Grazie per questa intuizione che ha letteralmente trasportato a Marsala lo studio di Gianquinto con una raffinatissima selezione di opere che Troisi ha impaginato secondo il criterio tematico”.

La retrospettiva di Marsala giunge a distanza di quasi trent’anni dall’ultima esposizione in Sicilia di Alberto Gianquinto. In mostra quarant’anni della produzione del maestro veneto: dalle nature morte dei primi anni Sessanta, alle bagnanti degli anni Ottanta, che raccolgono la lezione di Cézanne, Matisse e Picasso. Infine le figure monumentali che rivisitano le iconografie della maternità e degli antichi miti greci.

Il curatore Sergio Troisi:“Alieno da schieramenti e tendenze, con l’eccezione della adesione alla breve esperienza del gruppo Il Pro e il Contro nei primi anni Sessanta, Gianquinto è stato artefice di una pittura in cui la componente lirica e l’adesione alle cose quotidiane si manifesta congiuntamente alla memoria della grande arte del passato e alla partecipazione al proprio tempo storico”.

La mostra al Convento del Carmine e orari di visita

Orari di visite al Convento del Carmine: dal martedì alla domenica: 10-13 e 19-21. Chiusi tutti i lunedì, compreso Ferragosto. Biglietti: intero 3 euro. Gratis: studenti, disabili e over 65.

La mostra “Alberto Gianquinto. Nello Studio. Opere 1960-2002”, in programma al Convento del Carmine di Marsala dal 2 luglio e fino al prossimo 15 ottobre esplora quarant’anni della produzione del maestro veneto: dalle nature morte dei primi anni Sessanta, alle bagnanti degli anni Ottanta, che raccolgono la lezione di Cézanne, Matisse e Picasso. Infine le figure monumentali che rivisitano le iconografie della maternità e degli antichi miti greci.

Spiega il curatore Sergio Troisi: “Artista appartato nonostante i numerosi riconoscimenti pubblici (tra cui la sala personale alla Biennale di Venezia del 1978) e la costante attenzione della critica, Alberto Gianquinto occupa una posizione singolare nell’arte italiana del secondo Novecento. Alieno da schieramenti e tendenze, con l’eccezione della adesione alla breve esperienza del gruppo Il Pro e il Contro nei primi anni Sessanta, Gianquinto è stato artefice di una pittura in cui la componente lirica e l’adesione alle cose quotidiane si manifesta congiuntamente alla memoria della grande arte del passato e alla partecipazione al proprio tempo storico”.

Quaranta opere

L’esposizione presenta 40 opere, molte delle quali di grandi dimensioni, in un percorso articolato per nuclei che, continuamente indagati nello spazio luminoso del suo studio, rivisitano gran parte della sua produzione: dalle nature morte dei primi anni Sessanta alle grandi composizioni del decennio successivo in cui oggetti e spazio assumono un forte valore di emblema, dai bagnanti che dagli anni Ottanta riallacciano la sua pittura alla grande lezione di Cézanne, Matisse e Picasso ai passaggi familiari di Asolo, sino alle figure monumentali che rivisitano le iconografie della maternità o degli antichi miti greci.

Una pittura insieme intima e visionaria, in cui il colore – persino i suoi sontuosi e celebrati neri – svolge un compito centrale diventando architettura del quadro: con una stesura sapientemente variata e quasi musicale negli accordi cromatici e nel segno, ora rapida e abbreviata, ora più larga e distesa, in cui tonalismo tipico della pittura veneziana si intreccia alla tradizione della grande pittura moderna francese.