Essere migranti in Italia si paga a caro prezzo

Oltre 7 miliardi di tasse versate, è questo il contributo, uno dei tanti, che i migranti versano nelle casse dello Stato

di Rossella Puccio

«Oltre 7 miliardi di tasse versate, è questo il contributo, uno dei tanti, che i migranti versano nelle casse dello Stato». Lo sottolineano a più voce i rappresentanti di Cisl (Nadine Abdia e Mimmo Di Matteo) e Cgil (Zaher Darwish) presenti oggi al corteo tenutosi ieri la Prefettura di Palermo a partire dalle ore 16, contemporaneamente ad altri presidi in tutta Italia. Nonostante il vento e il freddo la rappresentanza di migranti di varie nazionalità, soprattutto del Nord Africa, ha sostato per diverse ore per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sovratassa che dalla fine di gennaio aumenta a dismisura i costi del permesso di soggiorno. Le cifre sono così sintetizzate, in una nota diffusa dai sindacati: 27,50 euro per il permesso di soggiorno elettronico; 30 euro per la raccomandata; 14,62 euro per la marca da Bollo e, adesso, da 80 fino a 200 euro di sovrattassa per un totale che varia dai 152,12 fino ai 272,12 euro a persona. Una spesa eccessiva, addirittura insostenibile, per nuclei familiari numerosi come nel caso di quelle africane, ricorda Nadine Abdia, co-presidente regionale Cisl. La sovrattassa è solo uno dei problemi che si porta in piazza, si parla anche della condizione di clandestinità di oltre 500 mila migranti in Italia, dello sforamento dei tempi di consegna dei permessi di soggiorno, che nella maggior parte dei casi vengono consegnati quando già sono scaduti. Si scende in piazza per protestare, nell’attesa di ottenere un incontro con il Prefetto di Palermo, Umberto Postiglione, ma anche per proporre alternative che tutelino e regolarizzino la vita dei cittadini stranieri in Italia: come l’adeguamento delle imposte richieste, anche nel caso del permesso di soggiorno, che tenga conto del numero di componenti del nucleo familiare; ma anche controlli maggiori per il lavoro sommerso, molti migranti sono infatti costretti a lavorare in nero sotto il ‘ricatto’ dei datori di lavoro. Come dichiarato da Zaher Darwish, responsabile Cgil immigrati Palermo, gli stranieri in Italia contribuiscono all’11% del PILN (Prodotto interno lordo Nazionale) con circa 7,5 miliardi di contributi previdenziali, ma visto l’età media intorno ai 30 anni, le richieste di pensionamento al 2010 sono del 2,2% (15 mila circa), con un rapporto di 1 a 30 per gli immigrati, rispetto all’1 e 4 di quelli italiani. Un dato in crescita, si stima infatti che nel 2025 le richieste di pensionamento saliranno all’8%, circa 625 mila stranieri. Allo stato attuale i soldi versati dai cittadini stranieri sono preziosi per le casse statali e soprattutto per quelle dell’Inps, ossigenato da introiti che hanno contribuito a mantenere in equilibrio il sistema pensionistico italiano, poiché solo in pochissima parte «questi soldi vengono reinveistiti per migliorare la condizione degli immigrati, e per il loro inserimento sociale ed economico nel Paese». Una denuncia che il responsabile della Cgil immigrati ha portato al presidio in forma, però, di proposta, per quei cambiamenti che sarebbero comunque stati annunciati nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri.