“Più buio di mezzanotte”: il film catanese al Festival di Cannes

Novantaquattro schiaffi dritti in faccia per far aprire gli occhi e mostrare una realtà senza sconti, uno per ognuno dei novantaquattro minuti che compongono l’opera prima del regista catanese Sebastiano Riso, “Più buio di mezzanotte”: ispirato alla vita Davide Cordova, in arte “Fuxia”, anch’egli di Catania, il lungometraggio racconta “l’emancipazione e la formazione di un adolescente”*.
Il film, presentato alla “Semaine de la critique” del Festival di Cannes 2014, raffigura, quasi come se stesse realmente riprendendo scene di vita quotidiana, la Catania nascosta, paradossalmente chiusa dentro i vicoli del centro storico, fatta di volti, voci, affetti e dispiaceri, una Catania che potrebbe trovarsi in qualunque paese del mondo, dove la sopravvivenza diventa, senza opportunità di scelta, un compromesso.
Davide è il centro di questo universo, attorno a lui ruota insistentemente, senza allontanarsi, la macchina da presa; racconta il regista: “quello che vedeva lui, quello che lo faceva soffrire, dovevo vederlo anch’io, e doveva vederlo lo spettatore, e con lui dovevamo soffrire, per poter veramente comprendere”*.
Davide ha appena quattordici anni e sa soltanto di amare il canto e di essersi invaghito, una volta, di un ragazzo. Ma questo è già abbastanza per un mondo pronto alla violenza, perché Davide è diverso, nonostante lui non lo sappia ancora, e la sua diversità infastidisce. Attraverso flashback ripetuti scopriamo il suo rapporto con la famiglia e con un padre autoritario, che tenta in tutti i modi di cambiarlo e che lo porta a scappare di casa, lasciando l’amore della madre e della nonna, per rifugiarsi nel disordine della strada.
Vagando per la città Davide conosce “una tribù di ragazzi imperfetti e diversi”*, anche loro, come lui, in lotta per la sopravvivenza. Tra furti, prostituzione e “puppari” (omosessuali), con una fotografia “contaminata” per scelta, questa storia perde una precisa collocazione temporale.
Davide si ritrova ad affrontare un’esistenza che non lascia scampo, le sue fragilità di ragazzo, la brutalità di una civiltà pronta a picchiare duro, ad ammazzare, a sopraffare, che lo portano al punto di affacciarsi più volte, con lo sguardo puro di chi ancora non ha ceduto al ricatto, verso l’unica strada che crede possibile.
Ben scelto il cast, ottime le recitazioni di tutti gli attori, professionisti e non, che hanno reso sincero questo racconto: dal giovane protagonista Davide Capone, alla sua prima esperienza, a Vincenzo Amato, Lucia Sardo, Pippo Delbono, Micaela Ramazzotti, Giovanni Gulizia, Sebastian Gimelli Morosini, Gabriele Mannino, Carlo Amodeo e tutti gli altri.